Educazione digitale

Il 2020 sta per finire: cosa abbiamo imparato sulle tecnologie digitali?

mamma e figlia al computer

di Stefania Garassini, giornalista, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente Aiart Milano

Chi di noi non ha sperimentato quel vago senso di disorientamento dopo essersi perso a guardare post su Facebook o Instagram senza rendersi conto del tempo che passava? Una strada possibile per mantenere un giusto bilanciamento tra online e offline è fare in modo che l’uso degli strumenti digitali da parte di un ragazzo avvenga il più possibile in zone della casa dove non stia da solo, ma dove ci sia la presenza, o anche il semplice passaggio, di altre persone.

Manca poco alla fine di questo 2020, che ha visto fra l’altro un aumento esponenziale nell’uso delle tecnologie digitali in famiglia. Abbiamo imparato molte lezioni, forse siamo arrivati anche a focalizzare i problemi e ci siamo riproposti di rimediare con l’arrivo del nuovo anno. Per farlo cominciamo dai fondamenti, che per comodità qui vi riassumiamo con le prime quattro lettere dell’alfabeto. E che vi proponiamo con i nostri auguri di Buon Natale e Buon Anno. 

A come adattamento. Ce n’è voluto parecchio in questi mesi. Ci siamo adattati a fare molte cose in modo diverso, imparando a usare mezzi con cui magari prima avevamo un rapporto tutt’altro che idilliaco. Oggi ormai Zoom, Skype, Teams o Google Classroom sono ben più che semplici nomi di software. Per parecchi di noi hanno spesso rappresentato l’unico modo per rimanere in contatto con il mondo esterno. Ora siamo forse più predisposti per adattarci anche alla realtà online in cui i nostri figli passano gran parte del loro tempo e a trovare qualche spunto in più di dialogo con loro. Potremmo magari farci aiutare a usare questi sistemi per comunicare a distanza nei giorni di festa. E provare a parlare degli strumenti che usano per comunicare con i loro amici. A parte i più utilizzati, come Whatsapp, scopriremo servizi meno noti ma che vale la pena conoscere: un esempio è Discord, che ha spopolato come mezzo per rimanere in contatto via chat mentre si gioca online, ma non solo. 

B come bilanciamento. Le attività online possono essere divertenti, creative, formative, come la didattica a distanza ha ampiamente dimostrato. Ma vanno sempre inserite in un contesto più ampio. I problemi nascono quando ciò che si fa in Rete prende il sopravvento su tutto il resto, quando lo schermo del computer o dello smartphone diventa una sorta di “Tana del bianconiglio” dove sprofondare perdendo i contatti con la realtà. Un rischio non così remoto come potremmo pensare. Chi di noi non ha sperimentato quel vago senso di disorientamento dopo essersi perso a guardare post su Facebook o Instagram senza rendersi conto del tempo che passava? Una strada possibile per mantenere un giusto bilanciamento tra online e offline è fare in modo che l’uso degli strumenti digitali da parte di un ragazzo avvenga il più possibile in zone della casa dove non stia da solo, ma dove ci sia la presenza, o anche il semplice passaggio, di altre persone. Questo lo aiuterà a non dimenticare che intorno a quel gioco o a quel social media che lo coinvolge così tanto c’è comunque un mondo reale, e qualsiasi cosa, bella o brutta che accada lì dentro, si può risolvere al di fuori, con l’aiuto di familiari e amici. Per lo smartphone è certo più difficile. Qui una soluzione può essere limitare il tempo in cui, per un figlio o figlia, è consentito tenerlo con sé nella propria camera e soprattutto evitare che vi rimanga la sera quando è ora di dormire.

Leggi anche: Qual è l’età giusta per lo smartphone?

C come curiosità. Il mondo online è estremamente ricco e coinvolgente. È la prima volta nella storia che è a disposizione di chiunque un archivio sterminato di conoscenze, in grado di soddisfare qualunque interesse o passione, anche la più astrusa e specialistica. Ci vuole una sana curiosità per coglierne i tesori. E questo è anche l’atteggiamento migliore per avvicinarci alle attività online dei nostri figli. Non armiamoci di giudizi preventivi – perlopiù negativi – ma facciamoci piuttosto indicare da loro personaggi, video, siti e qualsiasi altro tipo di risorse che frequentano. Cerchiamo di capire perché, non pensiamo che il tempo passato davanti allo schermo sia sprecato (scuola a distanza a parte). Può essere invece molto proficuo. E anche noi, se teniamo bene aperti gli occhi, troveremo spunti e risorse interessanti. 

D come discernimento. È una qualità essenziale per orientarsi nella vastità del materiale online, che non comprende soltanto siti, videogames o aggiornamenti social. Pensiamo alla crescente offerta di serie tv da vedere sui dispositivi più diversi, dal computer, al tablet, dalla tradizionale tv allo smartphone. Una quantità enorme di titoli e proposte tra le quali spesso è difficile scegliere. Del resto imparare a valutare ciò che è davvero importante tralasciando il resto è lo scopo ultimo dell’educazione. E il mondo online è una palestra perfetta. Affianchiamo i nostri figli e abituiamoli a farsi domande – le più disparate – dal chiedersi quali sono le fonti di una notizia, o che cosa mi vuole dire questo influencer con il suo video, all’interrogarsi su come li fa sentire qualcosa che hanno visto o fatto online, che sia il profilo Instagram di quella compagna che sembra così felice – ma sarà proprio vero? – o un messaggio che magari tratta male qualcuno. Non dobbiamo avere paura a esprimere noi stessi dei giudizi, a ragion veduta, magari dopo aver visionato un contenuto segnalato proprio dai nostri figli. Non è una strada facile, non mancheranno i contrasti. Ma ne vale la pena, se l’obiettivo è portarli a pensare con la propria testa, seguendo percorsi personali, senza lasciarsi semplicemente trascinare da quello che ha più successo online.




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