3 gennaio 2021

3 Gennaio 2021

Lo sguardo fisso

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.] Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. [Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.] Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Il commento

E noi vedemmo la sua gloria” (1,14). L’evangelista non fa riferimento tanto ai gesti e alle parole del Nazareno e neppure a quegli eventi in cui la luce divina è apparsa in tutto il suo splendore, come è avvenuto sul Tabor. La gloria di Dio, quella che nessuno ha mai visto né può vedere, è nascosta nell’umanità di Gesù. Non sono gli occhi della carne a vedere ma quelli della fede. Dio non si manifesta attraverso eventi straordinari ma si presenta nella semplicità della condizione umana. Un Dio che si nasconde all’orgoglio degli uomini e si fa riconoscere solo da coloro che lo cercano con umiltà. L’annuncio iniziale trova un suo oggettivo prolungamento nella catechesi eucaristica: “Il pane che io darò è la mia carne” (Gv 6,51). L’evangelista utilizza lo stesso vocabolo [sárx] e invita dunque a riconoscere una stretta connessione tra l’incarnazione e la presenza eucaristica, tra il farsi carne e il farsi pane. Solo i piccoli possono riconoscere la gloria divina nell’umile segno eucaristico. Se vogliamo incontrare oggi Colui che tutto ha creato, dobbiamo passare attraverso l’Eucaristia. È questo lo spazio umano in cui Dio manifesta la sua gloria, ci unisce a Sé e ci restituisce la nostra identità.  Grazie a Colui che oggi si fa per noi “Pane di vita” possiamo fare della vita un vero cammino di santità, cioè un’esperienza in cui, malgrado le imperfezioni, Dio manifesta la sua santità. 

All’inizio del nuovo anno decidiamo di tenere fisso lo sguardo su Gesù. Non abbiamo bisogno di accendere fuochi nella notte perché la luce di Dio risplende e rischiara il cammino, anche quello più oscuro. Non abbiamo bisogno di altri profeti. “Fammi la grazia, Signore, di considerare un nulla il mondo, di mantenere il mio spirito fisso in te e di non ondeggiare al soffio di labbra d’uomo”. Era questa la preghiera di san Tommaso Moro (1478-1535), martire e patrono dei politici. Non ebbe paura di restare ancorato alla verità, anche a costo della vita. Una forte provocazione in un’epoca in cui la vita fisica viene esaltata come un bene assoluto. Affidiamoci alla sua intercessione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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