14 gennaio 2021

14 Gennaio 2021

In ginocchio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il commento

Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio” (1,40). La prima parte del racconto offre l’immagine di un’umanità dolente che s’incontra con la compassione di Dio (1, 40-42). La richiesta del lebbroso non è gravata da alcuna pretesa, anzi manifesta una straordinaria libertà interiore: “Se vuoi… puoi”. La risposta di Gesù è assai consolante, prima lo tocca e poi dice: “Lo voglio”. Parole e gesti che fanno pensare ad una vera e propria liturgia sacramentale. La tempestività e la determinazione con cui Gesù agisce sono l’icona visibile della compassione di Dio, il segno visibile di un Dio che desidera liberare l’uomo dal male e fa di tutto per vestire a festa la nostra vita. Nel racconto della creazione c’è una parola commovente: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda” (Gen 2,18). È solo il primo passo di una storia che trova il suo sigillo nella redenzione. Contemplando tutto questo, Paolo scrive: Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Dio si preoccupa per noi, non siamo insignificanti ai suoi occhi. Questa certezza ci dà la libertà di bussare alla porta di Dio non con la pretesa di ottenere sempre ciò che chiediamo ma con la certezza di essere amati. Per questo, se non otteniamo quello che desideriamo, non cadiamo nella lamentazione ma confessione la fiducia.

La richiesta del lebbroso è fatta di parole ma anche di gesti: “lo supplicava in ginocchio” (1,40). È il segno della fede. Dobbiamo ritornare a stare in ginocchio dinanzi a Dio, con l’intima coscienza che tutto dipende da Lui. È il gesto che dobbiamo ripetere ogni mattina, prima di immergerci nella vicenda tumultuosa della giornata. Supplichiamo il buon Dio di donare luce e forza per camminare nelle sue vie. Chi prega così, si dispone ad accogliere lo Spirito che lo rialza. “Mi inginocchio dinanzi all’Eucaristia per poter essere in piedi dinanzi agli uomini”: diceva Alcide De Gasperi (1881-1954) che ha unito fede e impegno politico. Oggi chiediamo la grazia di riscoprire questo gesto antico e sempre attuale.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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