Che cos’è l’atto sessuale? Alzi la mano chi sa rispondere a questa domanda…

coppia cuore

Dalla penna di Cecilia Galatolo, sposa, madre, giornalista e scrittrice una nuova rubrica sui temi che riguardano la sessualità: “Io stessa, pur avendo ricevuto un’educazione cattolica, ho messo in dubbio la posizione della Chiesa sulla castità prima del matrimonio. Soltanto con un cammino di ricerca lungo e faticoso sono arrivata a comprendere la sacralità dell’atto coniugale”.

Qualche tempo fa sono stata chiamata in una parrocchia per parlare di sessualità ai ragazzi della Cresima (età 14 anni) e per portare la mia testimonianza di donna sposata che ha scelto di vivere un fidanzamento casto. Premetto che non mi piace imporre regole, dare risposte preconfezionate, dritte morali senza che la persona davanti a me senta di dover mettere in moto il proprio cervello e di accendere il cuore. Io stessa, come racconto nel libro Casti alla meta. 50 sfumature dell’amore vero (edito da Mimep Docete, 12 euro, 2020), pur avendo ricevuto un’educazione cattolica, ho messo in dubbio la posizione della Chiesa sulla castità (che ora abbraccio e cerco di far conoscere): non comprendevo fino in fondo il valore della verginità e volevo capire “perché” vivere la sessualità solo nel matrimonio. Mi sembrava una posizione estrema e anacronistica (“Ancora c’è chi la pensa così? Ma è una cosa sana?”, mi chiedevo, perplessa, in adolescenza).

Soltanto con un cammino di ricerca personale, lungo e faticoso, nutrito dai sacramenti, illuminato dalla Parola, dalla preghiera e da sagge guide che Dio ha messo puntualmente nel mio cammino, sono arrivata a comprendere la sacralità dell’atto coniugale e ciò che ne consegue… Ebbene, quel giorno, con quei ragazzi, non sono partita in quarta, non ho iniziato a dire “come andava vissuta la sessualità”, non ho parlato come prima cosa di me (alla loro età, non mi avrebbe fatto per nulla piacere…): ho chiesto anzitutto cosa sapevano loro, cosa pensavano a riguardo, se avevano domande o osservazioni da condividere. Alcuni hanno iniziato a dire “quando”, secondo loro, si poteva vivere l’atto sessuale: “Quando te lo stenti”, “dopo qualche mese che si sta insieme”, “dopo un anno”, “quando sei innamorato”. Altri si sono espressi sul “perché” vivere quell’atto: c’era chi sosteneva che si poteva fare “per amore” o “per fare esperienze”: l’importante era “essere d’accordo e mettere in chiaro le intenzioni dall’inizio, per rispetto”. Alcuni poi mi hanno detto che non era importante “essere sposati o meno, l’importante era amarsi”, altri ancora che “un bambino si poteva fare anche da conviventi”.

Sono venute fuori molte osservazioni, quasi tutti avevano qualcosa da dire. Io li ho ascoltati attentamente, poi, quando è calato il silenzio, ho preso la parola: “Bene, adesso ce l’ho io una domanda per voi. Mi avete detto come, quando, perché si può vivere l’atto sessuale. Ma se io vi chiedessi prima di tutto che cos’è l’atto sessuale?”. Nessuna risposta. I ragazzi hanno iniziato a pensare, a guardarsi tra di loro, a farfugliare qualcosa, senza però, di fatto, dire nulla. Un po’ come se avessi chiesto: “Qualcuno sa dirmi quanti chilometri esatti ci separano dalla Luna?”. Le loro facce esprimevano qualcosa del genere. Questo mi ha fatto pensare che si parla tanto di sessualità, la si vede ovunque, ci si occupa della cosiddetta “educazione sessuale” (che si esaurisce, perlopiù, in campagne per distribuire preservativi e nella prevenzione delle malattie connesse all’attività sessuale), ma c’è qualcuno che si impegna a far riflettere i nostri ragazzi su cosa sia questo mistero? Su cosa significhi? Su cosa racchiuda in sé? Su cosa esprima? Su quale sia la sua natura e il suo fine?

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Per poter usare un martello devo sapere perché è stato pensato, costruito e a cosa serve. Per usare una pentola devo conoscere la sua funzionalità. Se adopero le cose “senza pensare” potrei finire per mettere il martello sui fornelli e usare una pentola per attaccare un chiodo. Insomma, potrei fare un disastro. La sessualità è ben più importante di un martello: riguarda la nostra stessa carne, il nostro mondo interiore, i nostri sentimenti, la nostra vita.  Tocca la parte più intima di noi.  Non possiamo viverla senza pensare prima a ciò che essa sia, altrimenti finiamo per fare danni, a noi stessi e agli altri. E così, abbiamo continuato la nostra riflessione, in modo da poter abbozzare una risposta a cosa sia quella realtà propinata loro in tutte le salse, ma spesso svuotata della sostanza. “Con chi si vive un atto sessuale? Con chiunque conosciamo? – ho domandato ai ragazzi – è come stringere la mano?”. La loro risposta, ovviamente, è stata no. “Si tratta di un gesto che si vive con qualunque persona a cui vogliamo bene? Esprime amicizia?”. Ancora no. “Si può paragonare all’abbraccio che diamo ad un nostro famigliare?”. Ancora no. “Che comporta vivere un atto sessuale? Cosa ci permette di fare? Cosa diciamo con un atto sessuale?”.

I ragazzi non dicevano nulla, ma i loro sguardi erano attenti. Come se stessero aspettando il finale di una storia. “L’atto sessuale è quel gesto che ci fa diventare una sola carne con qualcuno… permette a due persone di fondersi, di diventare una persona sola: è il gesto più intimo e vincolante che ci sia. Conoscete un gesto fisico, a parte questo, che ci fa essere l’uno nell’altro?”. Sguardi di sorpresa. “Ma se l’atto sessuale è questo – un gesto che ha il potere di farci diventare una cosa sola con qualcun altro – con chi viverlo? Con chi ha senso unirsi in un modo tanto intimo? A chi possiamo donare il nostro corpo, il nostro cuore, tutto ciò che siamo?”. Coi ragazzi una risposta abbiamo provato a trovarla…  Voi, però, dovrete avere pazienza fino alla prossima settimana. Anzi, in realtà, se avrete piacere, vi farò compagnia per diverse settimane… così da poter sviscerare a fondo questo tema così importante, cruciale per la vita di tutti! Alla prossima!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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