
Fulminante carriera
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Il commento
“Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi” (2,14). Invitando Matteo a stare con Lui, Gesù lo fa entrare nel gruppo ristretto dei discepoli, quelli che condividono da vicino la sua missione, quelli che hanno ed avranno una maggiore responsabilità nell’opera di Dio. In pratica, gli offre un posto d’onore. Con il linguaggio dei giorni nostri, potremmo dire che Levi fa una carriera fulminante. Se Gesù avesse fatto un sondaggio tra i apostoli della prima ora, per sapere se ritenevano opportuno chiamare anche il pubblicano, probabilmente avrebbe ricevuto la più tenace e ragionevole opposizione. I più diplomatici gli avrebbero detto che non era ancora il momento, uno come Levi, che non godeva di una buona fama, avrebbe potuto mettere in cattiva luce la giovane comunità apostolica. Quella scelta era troppo azzardata, poteva generare confusione tra la gente e alimentare una certa diffidenza. Insomma, a conti fatti, avrebbero suggerito al Maestro di rimandare o addirittura di rinunciare. Grazie a Dio, a quel tempo Gesù poteva decidere da solo. Se anche oggi fosse così, se facessimo decidere a Lui ciò che è giusto, sono certo che le nostre ragionevoli prudenze lascerebbero il posto a scelte più coraggiose, dettate unicamente dal desiderio di offrire ad ogni uomo la possibilità di ricevere quella grazia che cambia il cuore dell’uomo e rallegra il cuore di Dio.
San Vincenzo de Paoli (1581-1660), fondatore di una comunità religiosa che si occupava dei più poveri, dava questo consiglio a Luisa de Marillac, co-fondatrice e anch’essa santa: “Non importa che la persona con cui dovete trattare abbia un po’ di cattiva fama: forse è una falsa voce, oppure ella se ne sarà emendata. Poiché io sono un gran peccatore, non posso rigettare coloro che lo sono stati, purché abbiano buona volontà”. Sulle orme dei santi, chiediamo la grazia di lasciarci toccare dalla misericordia di Dio per imparare a usare misericordia verso i nostri fratelli.
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