18 gennaio 2021

18 Gennaio 2021

Antico e nuovo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,18-22)
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Il commento

Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi” (2,22). Nelle parole che Gesù consegna ai discepoli di Giovanni la Chiesa primitiva scrive la sua carta d’identità. Non a caso, questo brano è riportato in tutti i vangeli sinottici. Gesù raccoglie la storia d’Israele e la porta a compimento, sulla croce egli sigilla un’alleanza antica e nuova. Il cristianesimo si muove nel solco della tradizione e riprende fedelmente i gesti della religiosità –come il digiuno, ad esempio – ma li carica di un nuovo e più pregnante significato. I primi cristiani sapevano di essere parte di una storia, il frutto maturo di una Parola che aveva attraversato i secoli; ma sentivano anche il bisogno di marcare la differenza e di sottolineare l’originalità rispetto al passato. Sapevano, o almeno intuivano, di essere sorgente di una storia nuova che avrebbe abbracciato il futuro, tutti i secoli fino alla fine. Non volevano perdere nulla di quello che Dio aveva seminato nella storia d’Israele ma non volevano neppure annacquare la novità della Parola che Dio stesso aveva fatto risuonare in Gesù di Nazaret. Il Vaticano II offre questa chiara regola interpretativa: “Dio, ispiratore e autore dei libri dell’uno e dell’altro testamento, ha sapientemente disposto che il nuovo fosse nascosto nell’antico e l’antico diventasse chiaro nel nuovo” (Dei Verbum, 16). 

La cultura contemporanea ci abitua – e quasi ci obbliga – a pensare l’oggi in termini di cesura rispetto all’antico. Il Vangelo invece insegna che il nuovo non si costruisce sulle ceneri del passato ma rappresenta il suo naturale prolungamento. Più che la contrapposizione, spesso forzata, dobbiamo cercare la continuità. Siamo figli di una storia e abbiamo l’obbligo di non disperdere l’eredità ricevuta, sapendo che in essa ci sono le impronte di Dio. Con un’efficace immagine, un teologo afferma che custodire la tradizione significa dare diritto di voto a quelli che ci hanno preceduto, non considerarli sorpassati, come se non avessero più niente da dire. Oggi chiediamo la grazia di saper riconoscere e accogliere con gratitudine quanto abbiamo ricevuto ma anche di scrivere pagine nuove di quell’unica storia di salvezza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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