22 gennaio 2021

22 Gennaio 2021

Non vuole restare solo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,13-19)
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Il commento

Salì poi sul monte” (3,13). Ogni pagina di Vangelo ha una sua importanza, è come un tassello di un grande mosaico ma quella che oggi abbiamo proclamato ha tutte le ragioni per essere considerata più importante di tante altre. L’evangelista narra la scelta dei Dodici, cioè di quel gruppo che accompagna Gesù in tutte le sue peregrinazioni, riceve le sue confidenze, sarà inviato a predicare il Vangelo in ogni angolo della terra. Questa scena si svolge sul monte. La teologia viene prima della geografia. Il monte indica la dimora di Dio. Il primo a salire è Gesù. Lui solo. Sa bene quello che fa e quello che deve fare. Vive in una costante comunione con il Padre eppure sente il bisogno di allontanarsi per sostare in un silenzio non inquinato da altre voci. Nella vita ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di restare soli dinanzi a Dio per comprendere ogni cosa nella luce esclusiva della sua volontà. Far tacere tutte le altre voci per far risuonare la voce di Dio. Non basta essere soli, anzi a volte negli spazi di solitudine le voci delle emozioni trovano una maggiore amplificazione e impediscono alla voce di Dio di toccare il cuore.

Sale sul monte e chiama a sé quelli che voleva” (3,13): nel Vangelo il verbo salire è al presente, e così pure il verbo chiamare. Abbiamo l’impressione che questa scena non sia solo un racconto di un fatto che appartiene al passato, è una storia che si ripete, anzi si rinnova. Gesù è sempre sul monte, cioè nello spazio di Dio, e non si stanca di chiamare. Gesù sale da solo ma non vuole restare solo. Se la sua voce non risuona con forza, dipende da noi, siamo troppo distratti. Se risuona ma non trova accoglienza, dipende dal fatto che non vogliamo essere disturbati. Se l’accogliamo e ci fermiamo prima di arrivare sulla vetta, significa che ad un certo punto facciamo prevalere la paura. La scarsità delle vocazioni sacerdotali fa paura ma può anche diventare una salutare provocazione. Se la Chiesa mette Dio al centro, se la sua parola è solo un’eco dell’eterna Parola, se la liturgia diventa il monte di Dio, le vocazioni torneranno ad irrigare il terreno della vita ecclesiale.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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1 risposta su “Non vuole restare solo”

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