
Non soffocare i sogni
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,20-21)
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Il commento
“Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo” (3,21). Sarebbe stato più facile per gli evangelisti individuare gli avversari di Gesù nei solerti custodi della religiosità del Tempio. E invece, sono costretti a registrare che all’interno della famiglia ci sono tenaci oppositori, parenti che non condividono affatto il ministero di Gesù e cercano di bloccarlo. Anche con la forza, se necessario. Il verbo greco [kratéō] non lascia dubbi sulle reali intenzioni. Tutti gli evangelisti segnalano che gli abitanti di Nazaret sono piuttosto diffidenti nei confronti del loro illustre concittadino. Ma la scena che troviamo in Marco – e solo in lui – mostra che anche nel ristretto gruppo familiare esistono forti contrarietà. Nel corso di una successiva visita al villaggio in cui è cresciuto, Gesù dichiara con tristezza: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua” (Mc 6,4). Nel discorso missionario invita i discepoli a non farsi illusioni: “nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa” (Mt 10,36). Il discepolo fedele, come il Maestro, non sa dove “posare il capo” (Mt 8,20).
Tanti battezzati, malgrado una certa familiarità con il Signore, fanno fatica a riconoscere i segni che Dio scrive nei solchi della vita. Non c’è una pregiudiziale contrarietà ma vorremmo che tutto avvenisse secondo i nostri tempi e le nostre modalità. Solo gli umili, invece, sanno accogliere la luce. Don Oreste Benzi (1925-2007) racconta di aver compreso la sua vocazione quand’era ancora molto piccolo, frequentava la scuola elementare. Come uno che ha trovato una perla, con tutta l’ingenuità dell’infanzia, comunica ai genitori questo desiderio. E loro, umili e pover contadini, gli credono e gli dicono: “Non abbiamo soldi per inviarti in seminario ma se questa è la volontà di Dio, faremo tutti i sacrifici per farti diventare prete”. Don Oreste ha fondato la comunità Papa Giovanni XXIII che oggi è presente in molte Nazioni e scrive ovunque straordinarie pagine di carità. Oggi chiediamo la grazia di non soffocare i sogni che Dio pone nel cuore e di collaborare con Lui per realizzarli.
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