23 gennaio 2021

23 Gennaio 2021

“Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta” | 23 gennaio 2021

di Giovanna Abbagnara

Gli ultimi fatti di cronaca mostrano chiaramente che in Italia non si può esprimere la propria opinione, argomentata e pacifica, senza essere insultati, minacciati e incolpati senza ragione. Pochi giorni fa, padre Maurizio Patriciello, noto parroco di Caivano ed editorialista di Avvenire, dalle sue pagine social aveva chiaramente scritto queste parole, rispetto all’assurda proposta di cancellare le parole “padre” e “madre” dalla carta di identità degli adolescenti e dai moduli di iscrizione dei bambini a scuola: «Sono nato da un padre e una madre. Mio padre si chiamava Raffaele, mia madre Stefania. Mio padre era maschio, mia madre femmina. Sono loro eternamente grato per il dono immenso della vita. Genitore 1 e genitore 2 mi ricordano le prime addizioni alla scuola elementare. Un obbrobrio. Smettiamola. Facciamo le persone serie. E badiamo ai veri problemi del Paese».

Cosa c’è di scandaloso in queste parole? Nulla. Eppure il sacerdote napoletano è stato letteralmente lapidato sui media a suono di accuse e di offese a cura dell’Arcigay di Napoli, a cui si sono uniti cori di simpatizzanti. Patriciello va bene se denuncia la criminalità e l’inquinamento ambientale ma quando tocca il pensiero e la lobby gay va punito severamente! È questo il pensiero liberale e democratico italiano?

Dopo pochi giorni, rieccoci con lo stesso siparietto. L’associazione Pro Vita e Famiglia onlus, da sempre impegnata per promuovere i diritti del nascituro e il bene delle donne, fa una campagna con appositi camion vela che girano per la città di Roma con un appello rivolto alle donne: “Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta”. La frase è accompagnata dal volto giovane di una donna Anna, non udente dalla nascita, che ha scelto di metterci la faccia in questa campagna. Immediate sono arrivate le reazioni. «Riecco le offese sul corpo delle donne», ha detto la capogruppo della lista Zingaretti alla Regione Lazio, Marta Bonafoni, «Roma si è svegliata invasa da vele mobili che pubblicizzano l’ennesima campagna contro l’aborto sempre della stessa associazione. Affissioni inconcepibili, come il manifesto che tante e giuste polemiche aveva destato a dicembre, perché non solo esplicano ancora una volta violenza sul corpo delle donne ma perché contengono messaggi fuorvianti».

Le fa eco la nota senatrice Monica Cirinnà che dai profili social del Partito Democratico: «Di nuovo. Da stamattina questi beceri manifesti antiabortisti e contro i diritti delle donne stanno girando tra le strade di Roma. Non più sui muri come nei mesi scorsi, ma su “vele” pubblicitarie enormi. Perché anche nel giorno in cui celebriamo la prima vicepresidente donna degli USA, in Italia c’è ancora chi vorrebbe mortificare i diritti femminili. È la campagna disgustosa di Pro Vita che mortifica i diritti e continua a colpevolizzare le donne. Il comune di Roma deve fermarle subito: non può esserci spazio politico per chi intende calpestare le donne e i loro diritti». Non c’è che dire la democrazia l’hanno sposata fin nel linguaggio questi cari politici!

Ma veniamo alle cose serie. Questa è la lettera di risposta alla Cirinnà, da parte di Anna, il volto della campagna per la vita: «Cara Monica Cirinnà, sono io, la ragazza che si è offerta di metterci la faccia per  contribuire a questa campagna, in difesa della vita umana innocente. Vi definite democratici, eppure cercate di imbavagliare in tutti modi chi porta alla luce del sole la verità, cosa tipica delle peggiori dittature che hanno attraversato la storia dell’umanità. È evidente che siete talmente terrorizzati dalla verità che cercate di sopprimerla in tutti i modi. Ogni giorno vi proclamate paladini dell’inclusione sociale della diversità come la disabilità,i migranti, la comunità LGBT, etc. E io faccio parte di quella “diversità” che voi tanto dite di difendere siccome sono sorda profonda dalla nascita, perciò so bene di cosa parlo. E di tutti i bambini disabili che vengono sterminati per mezzo della diagnosi prenatale niente da dire? D’altronde, se abbiamo il diritto di essere inclusi nella società, NESSUNO può avere l’autorità di negarcelo prima della nascita. Vi indignate così tanto per chi sostiene la vita e la maternità, perché forse è più comodo levarsi il peso strumentalizzando il vostro abominevole “diritto” di uccidere un essere umano innocente. Se NESSUNO ha il diritto di privare il prossimo della vita e della libertà, perché allora ritenete lecito per una madre sopprimere il proprio figlio che non ha modo di difendersi? La verità è che I DELITTI NON SARANNO MAI DIRITTI e noi continueremo a ripeterlo finché non avremo voce, che vi piaccia o no».

Parola di una donna.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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