24 gennaio 2021

24 Gennaio 2021

A chi credere?

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,14-20)
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Il commento

Convertitevi e credete nel Vangelo” (1,15). Nelle parole del primo annuncio – che gli evangelisti hanno conservato con grande cura – possiamo intravedere i contenuti e lo stile della missione che la Chiesa è chiamata ad esercitare lungo i secoli. La proposta iniziale è racchiusa in due verbi – convertirsi e credere – che appartengono al lessico fondamentale della fede ma non vengono usati con il vigore che risuona nella voce del Maestro. Fin dalle prime battute Gesù svela la sua carta d’identità, si presenta come un profeta che parla con autorità, anzi come il Messia che annuncia il compimento della storia. La sua predicazione non contiene una timida esortazione ma un categorico comando, i verbi sono all’imperativo: chiede alla gente di convertirsi, cioè di cambiare modo di pensare; e di accogliere il suo Vangelo con piena disponibilità di cuore. La conversione è la premessa per credere al Vangelo oppure la sua conseguenza? È la causa o l’effetto? Se intendiamo conversione come disponibilità del cuore, è sicuramente la premessa per accogliere la bella notizia. Se invece pensiamo la conversione come un nuovo stile di vita, è il frutto maturo di un cammino graduale che, attraverso l’ascolto della Parola, permette al discepolo di conoscere Dio e compiere ciò che a Lui è gradito. In questo brano la conversione appare come premessa.

Credere al Vangelo significa in primo luogo credere a Colui che annuncia. La fiducia in Gesù è la condizione per accogliere ciò che dice, anche quello che contrasta con i miei pensieri e le mia abitudini. Oggi siamo invitati a rinnovare la nostra fede in Dio, sapendo che Lui solo conosce il cuore dell’uomo e Lui solo può condurci alla piena realizzazione. Credere nell’uomo e nelle sue capacità, affidarsi alla scienza e alla tecnica sono una nuova forma di idolatria. Nuova ma non troppo diversa da quella antica che poneva ogni speranza nella forza delle armi. Il Vangelo ci chiede di credere che Dio solo può dare all’uomo la capacità di amare e servire, la gioia di vivere e sperare. A Lui vogliamo nuovamente consegnare la nostra vita, in ogni suo ambito.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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