Se vai a letto con qualcuno solo per “godere”, non lo stai amando

coppia

È mediante l’atto sessuale che l’uomo e la donna diventano una sola carne. È attraverso la sessualità che l’uomo e la donna si consegnano l’uno all’altra. È così che mettono al mondo nuove vite. Perché dovrebbe esserci “qualcosa di sbagliato” in questa unione fisica?

La scorsa volta vi avevo lasciato con una domanda: “Cosa cerchiamo davvero? L’amore o il piacere?”

Una persona, nei commenti, mi ha risposto: “L’amore, fatto con piacere”. Non sapendolo, quest’uomo mi ha dato l’assist per il nostro terzo appuntamento. Si potrebbe credere che i cattolici (e io appartengo alla categoria, quindi so che lo pensano anche di me) “spiritualizzino” troppo l’amore sponsale, concentrandosi più sulla “unione d’anime” e meno sulla sua componente fisica, sulla sua carica erotica; oppure che stigmatizzino un po’ il piacere. O il sesso, in generale.

Sono lieta di comunicarvi che non è così. Non per tutti, almeno. Personalmente, mi dissocio fortemente da una visione eterea del matrimonio, anzi la ritengo molto pericolosa (un matrimonio senza vincolo coniugale è come un tavolo con tre gambe, prima o poi non reggerà il peso di tutto ciò che si poggerà sopra. Lo spiegano bene due miei amici, in un libro che consiglio a chiunque voglia capire un po’ di più cosa significhi ricevere il sacramento del matrimonio e vivere la famiglia come “chiesa domestica”). Nemmeno il Magistero della Chiesa stigmatizza il sesso, anzi: lo ritiene un vincolo sacro, da custodire e vivere gioiosamente. (Per iniziare a farci un’idea in merito, potremmo leggere il Cantico dei Cantici, libro della Bibbia, o documentarci un po’ sulla teologia del corpo secondo Giovanni Paolo II). 

È mediante l’atto sessuale, dicevamo qualche settimana fa, che l’uomo e la donna diventano una sola carne. È attraverso la sessualità (non a prescindere da essa!) che l’uomo e la donna si consegnano l’uno all’altra. È così che mettono al mondo nuove vite (torneremo sul potere generativo dell’atto sessuale, ma intanto era bene accennarlo qui…). Perché dovrebbe esserci “qualcosa di sbagliato” in questa unione fisica? Quanto al piacere… È un dato di fatto – non una teoria – che è compreso nella grammatica del rapporto sessuale. “Se il Creatore l’ha pensato così – diceva la mia professoressa di antropologia duale all’università – se ha deciso che l’uomo e la donna potessero goderne, perché dovrebbe essere sbagliato?”.

Leggi anche: Cosa ci rende più felici l’amore o il piacere?

Il problema sorge quando il sesso viene sciupato, quando piacere diventa il fine. Quando non va di pari passo con l’amore, ma prende il suo posto. Il problema non è la piacevolezza dell’atto, ma la concupiscenza: voler possedere, usare, una persona per il proprio godimento, invece di accoglierla.  Siamo liberi di fare le nostre scelte, però ci aiuta nella consapevolezza chiamare le cose col proprio nome: se vado a letto con qualcuno solo per “godere”, non lo sto amando, lo sto trattando a tutti gli effetti come “qualcosa” che “mi serve” per “raggiungere uno scopo”. Cerco il mio appagamento, non “la nostra unione”. Possiamo anche essere d’accordo entrambi e sfruttarci a vicenda: vero, e allora saremo in due a essere egoisti. 

Non c’è giudizio, né condanna per nessuno in quanto dico: io stessa ho dovuto prendere coscienza del potere distruttivo della concupiscenza e iniziare a lottarci, non senza fatica o dolore. La verità è che la nostra sessualità ha bisogno di essere salvata: dall’egoismo, dal narcisismo, dalla tentazione di sopraffazione che si insinuano in questa sfera come in ogni altro campo della vita. Tutti nasciamo con una tendenza alla concupiscenza e tutti, senza una lotta, cadiamo. Parlo da persona ferita in battaglia, non da docente seduta dietro a una cattedra. Di fronte a questa realtà, alla concupiscenza che era in me, anche se io non volevo, la domanda che mi sono fatta e che ora ripropongo a voi è: “Si può vivere una sessualità liberata da tutto ciò?”. La riposta che mi sono data è: “Sì, ma bisogna lavorarci”. 

È qui che entra in gioco la virtù della castità (una delle più difficili da acquisire e mantenere, perché “la carne è debole”!). “Castità” non significa “astinenza dai rapporti sessuali” e non riguarda solo i preti o le suore. Riguarda i single, i fidanzati, i coniugi, i religiosi, i giovani, gli anziani. Tutti. Perché la castità è la virtù di chi concepisce e vive la propria sessualità nella purezza, di chi non guarda l’altro con malizia, ma lo riconosce come un tempio sacro da custodire. È la virtù che, mentre la carne ti dice: “Ma sì, divertiti, sfrutta l’occasione!”, “Apri quel video porno”, “Paga quella prostituta”, “Porta a letto questa ragazza anche se la conosci da due giorni”, “Fai quella battuta sporca”, nel cuore ti ricorda: “Tu hai degli occhi e un corpo per amare”.

Avremo modo di riflettere sui vantaggi che una scelta difficile come quella della castità (ammettiamolo, richiede tante rinunce, dei sacrifici, un buon allenamento!) può portare nella nostra vita. Per me, come racconto nel libro Casti alla meta, 50 sfumature dell’amore vero, la meta è valsa la fatica del cammino. Avete presente la salita che ci porta alla vetta di una montagna? La bellezza della cima merita tutto lo sforzo per arrivarci… E voi che ne pensate? Vale la pena lottare, se il fine è poter amare di più? E poi, possiamo lottare da soli o abbiamo bisogno di… qualche aiuto? Se avete voglia di proseguire il nostro discorso, non mancate i prossimi venerdì! Vi aspetto.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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