1 febbraio 2021

1 Febbraio 2021

Permanente contraddizione

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Il commento

Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro [apēntēsenun uomo posseduto da uno spirito impuro” (5,2). Gesù approda all’altra riva del lago, la riva orientale. Siamo in territorio pagano. Quando sbarca non lo attende una folla plaudente né la banda musicale, c’è solo un indemoniato che subito si fa vedere. Non ha buone intenzioni, il verbo [apantáô] indica qualcuno che si accosta con ostilità. Non c’è spazio per un confronto, inizia un duro scontro tra Gesù e il maligno (5, 6-13). Non siamo affatto stupiti o, almeno, non dovremmo esserlo. Chi legge il Vangelo senza filtri ideologici sa che la missione fondamentale di Gesù è quella di liberare l’uomo dal male. È questo il primo capitolo di quel processo che porta l’uomo a vivere nella luce di Dio. Se non spezziamo le catene del male, come possiamo camminare nelle vie di Dio? 

L’indemoniato è la drammatica icona di un’umanità prigioniera del male. Qui non c’è soltanto la debolezza che ogni tanto appare, qui c’è un uomo avvolto dal male, la sua umanità sembra scomparsa. E difatti Gesù non parla all’uomo ma si rivolge a colui che lo domina. Quando accadono fatti violenti è comodo dire che si tratta di follia. Nessuno sa spiegare la ragione ultima che induce l’uomo a commettere il male, nessuno sa dire perché, nonostante il desiderio del bene, tante volte ci troviamo a volere e a fare il male. L’apostolo Paolo scrive che nell’uomo c’è un’intima e permanente contraddizione (Rm 7, 18-20). A volte abbiamo l’impressione che il male sia talmente presente da diventare naturale, come una seconda pelle. “Siamo umani!”. Quante volte diciamo queste parole per giustificare i nostri errori. Dimentichiamo così che siamo figli di un Dio che è buono, vuole il bene, ha messo nel cuore il desiderio di bene e dona la forza per realizzarlo. Il male non appartiene alla nostra natura, è piuttosto una sua plateale deformazione, frutto di un uso sbagliato della libertà. Oggi chiediamo la grazia di non considerare il male come un necessario compagno di viaggio ma di combatterlo con la forza che viene da Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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