Vita

“Nell’aborto non c’è nulla di emancipato”

Elisabetta Pittino

Foto tratta da: https://www.facebook.com/elisabetta.pittino.9

di Ida Giangrande

Siamo prossimi alla 43esima Giornata per la Vita. Oggi per i lettori di Punto Famiglia, conosciamo più da vicino Elisabetta Pittino, consigliere nazionale del Movimento per la Vita italiano e una delle curatrici del libro: “Per ritrovare speranza. La Giornata per la Vita: il concepito è uno di noi”, Edizioni Movimento per la Vita italiano. “Alle donne che stanno pensando di farlo sul serio dico: non lasciatevi incantare dalla sirena dell’aborto, è solo un modo per finire avviluppate in una rete più pericolosa”.

Quanti sono i bambini cancellati dall’aborto da quando la legge 194 è entrata in vigore? Abbiamo stime, quasi sempre arrotondate per difetto, perché gli aborti clandestini non si contano più ormai. Vite cancellate, bambini sepolti nel fondo di una coscienza sociale che abbiamo anestetizzato. Sì anestetizzato, perché l’aborto fa male e per non sentirne il dolore possiamo solo anestetizzarle le nostre coscienze. In prossimità della Giornata per la Vita ho voluto incontrare uno degli esponenti del Movimento per la Vita italiano. Vicinissima a Marina Casini, ha avuto l’onore di conoscere di persona suo padre Carlo, il fondatore del Movimento ed è curatrice, insieme ad altre firme importanti, di una pubblicazione davvero illuminante.  Lei è Elisabetta Pittino, laureata in Giurisprudenza, specializzata in Bioetica, dal 2006 consigliere nazionale del Movimento per la Vita italiano… questo l’elenco, largamente incompleto, dell’identikit professionale e culturale, ma cosa c’è nel cuore di Elisabetta Pittino? 

Qual è la scintilla che è scattata nel profondo del tuo animo e che ti ha spinta a metterti a servizio di una realtà così “politicamente scorretta” come il servizio alla vita nascente?

La scintilla è scattata con la mia tesi di laurea, dedicata proprio al concepito. Sono partita da un articolo di giornale pubblicato su Avvenire e scritto dall’allora presidente di FederVita-Lombardia. Non sapevo nemmeno che esistesse un Movimento Nazionale per la Vita. Da lì ho scelto il tema della mia tesi, nella difesa del diritto vivo di un bambino a nascere. Nel corso delle mie ricerche sono stata a Roma al centro di bioetica e ho incontrato Marina Casini e suo padre. Io sapevo che era un parlamentare ed ero imbarazzata, ma ricordo che mi mise subito a mio agio accogliendomi con la semplicità dei forti. Da qui ho scoperto tutto l’universo vitale e dinamico che pulsa attraverso il Movimento per la Vita e grazie al presidente di FerdeVita Lombardia, Franco Vitale, ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del volontariato. In un pellegrinaggio recente a Santiago di Compostela, ho rivisto la trama della mia vita. Nel 1989 durante un pellegrinaggio dei giovani con Giovanni Paolo II, il Papa ci chiese se volevamo difendere la vita. Noi rispondemmo di sì in coro. Eravamo giovani e sprovveduti, ma Dio ricorda le promesse e anni dopo è nata questa vocazione. Mi sono impegnata a prestare la mia vita a chi non ne ha ancora una. A sostenere i diritti del bambino non ancora nato. A combattere e servire la sua vita anche se non si tratta di mio figlio e se non lo conoscerò mai. Ritengo che quella per i bambini non ancora nati sia proprio la battaglia del secolo. Non una questione ideologica, ma estremamente concreta.    

“Per ritrovare speranza. La Giornata per la Vita: il concepito è uno di noi”, si intitola così il libro uscito in questi giorni e che hai curato insieme a Marina Casini e Giovanna Sedda (Edizioni Movimento per la Vita italiano, pagine 364, euro 13). Perché questo libro?

Sostanzialmente l’idea di scrivere questo libro è venuta a Marina Casini e a Francesco Ognibene, caporedattore di Avvenire. Il tutto è nato dall’esigenza di voler riproporre come in un album fotografico di famiglia, l’esperienza delle Giornate per la Vita attraverso gli scritti di Carlo custoditi nel prezioso e fornitissimo archivio della famiglia Casini. Si tratta di un’antologia fatta di articoli editi e inediti di Carlo sulle Giornate per la Vita. Sia per me che per Giovanna, è stato come percorrere a ritroso un viaggio guidato dalla mano di Carlo Casini. 

“Il concepito è uno di noi” recita una parte del titolo… in presenza di un cuore che batte e di un DNA umano questa dovrebbe essere una verità lapalissiana eppure non è così… come mai? Quali sono i retroscena che impediscono a questa verità di mettere radici?

“Il concepito è uno di noi”, è un’espressione che Carlo usa spessissimo. Una verità lapalissiana che però viene messa in discussione, perché per rendere possibile l’aborto, bisogna oscurare la verità. A partire dal linguaggio con cui se ne parla. Definire l’embrione “un grumo di cellule” fa parte di quel linguaggio formato ad hoc per costruire una menzogna che faccia da impalcatura all’aborto. Dire interruzione volontaria della gravida, è falso. La mia esperienza sul campo mi dice che un aborto non è mai una cosa volontaria. La donna abortisce perché è costretta da una serie di condizioni esterne che la obbligano ad arrivare a questo. Secondo l’insegnamento di Carlo Casini, il nostro dovere è innanzitutto non annacquare il messaggio. La Giornata per la Vita è nata per questo ed è nata per volontà dei vescovi e in risposta alla legge 194, per impedire che la coscienza della collettività tenda ad assuefarsi al male. Un messaggio molto caro a Carlo che noi dobbiamo fare nostro. L’aborto non è una vittoria, né un male possibile. È un male e basta. 

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Nel libro si fa riferimento anche ad un impegno costante per la maternità. La sensazione è che se ne parli tanto ma concretamente si fa poco.

Difendere il bambino nel grembo vuol dire difendere anche la madre e questo nel libro emerge in maniera molto chiara. La donna è l’altra vittima dell’aborto. Come ti dicevo prima, l’aborto non è quasi mai una questione volontaria. La donna è spesso obbligata ad arrivare a questo estremo, e mentre tutti gli altri soggetti sociali ne sono coprotagonisti, la donna lo vive sul suo corpo e rimane lì come una cicatrice indelebile. “Il seno materno è diventato il luogo più insicuro della terra” diceva Carlo qualche tempo fa, un’espressione chiaramente profetica considerando la situazione attuale. A partire dall’aborto la maternità è stata svilita fino ad arrivare alla maternità surrogata, dove appunto madre e figlio sono una merce vendibile con un suo mercato. Per cui sì, l’aborto è un attacco alla donna, ha stravolto la coscienza.  

Leggendo il libro mi colpiva il titolo del sesto capitolo: “L’aborto va battuto nelle coscienze”, eppure le coscienze sembrano anestetizzate da questo punto di vista come risvegliarle?

Innanzitutto bisogna lavorare da un punto di vista culturale. L’idea secondo cui essere favorevoli all’aborto è sintomo di emancipazione femminile, va sradicata ed è totalmente sbagliata. Da donna mi vengono i brividi a pensare alle manifestanti polacche per rivendicare il diritto di uccidere i propri figli. Non c’è nulla di emancipato in questo. Nulla di moderno, è una mentalità abominevole, che sventra la donna e cambia il suo essere. I diritti umani sono diventati disumani. Abbiamo vari strumenti a disposizione, penso alla campagna Cuore a cuore, o alla campagna Uno di noi. Subito dopo bisogna lavorare attraverso i Cav per assistere le donne in difficoltà e favorire una politica di aiuto e di supporto alla maternità. Sì è vero siamo una minoranza in questo momento, ma il cuore della gente comune è dalla nostra parte.

Se potessi indirizzare un messaggio a tutte le madri che leggeranno questo articolo in occasione della 43esima Giornata per la Vita cosa diresti?

Innanzitutto le ringrazierei. L’accoglienza della vita è una cosa bella. Un atto d’amore e di donazione gratuito e incondizionato. La Giornata per la Vita esalta l’amore delle madri, esalta la maternità perché la donna è vita. Le madri sono vita. Alle donne che stanno pensando di farlo sul serio dico: non lasciatevi incantare dalla sirena dell’aborto, è solo un modo per finire avviluppate in una rete più pericolosa.   

Per ordinare il libro rivolgersi a: ordini@mpv.org




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1 risposta su ““Nell’aborto non c’è nulla di emancipato””

Grazie. Domande e risposte molto belle. L’argomento aborto non potrà mai essere sottaciuto. Anche gli abortisti ne hanno bisogno per capire dove sbagliano.

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