V Domenica del Tempo Ordinario – Anno B – 7 febbraio 2021

La vita oltre la malattia

(Foto: Little Perfect Stock - Shutterstock.com)

Gesù è venuto a liberarci dalla malattia del peccato per ridarci la vita divina. Alla suocera di Pietro tese la mano (contatto terapeutico) e la fece alzare dalla postura di morte. Il verbo greco scelto dall’evangelista è egèiro che, nel Nuovo Testamento, viene usato per indicare la risurrezione, il risollevarsi dalla morte, da una condizione di non vita. La risposta della donna è notevole: la guarigione è talmente piena che si mette a servire Gesù e i discepoli.

Dal Vangelo secondo Marco (1, 29-39)
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

IL COMMENTO

di don Loris Sbarra

Domenica scorsa, abbiamo visto Gesù “Maestro” nella sinagoga di Cafarnao che mostra la potenza della Sua Parola, voce che chiama, converte e libera da ogni male. In continuità con i versetti precedenti (21-28), il brano odierno descrive la conclusione di una giornata tipo di Gesù. Qui a Cafarnao, in giorno di sabato – Shabbàt – e dopo aver partecipato alla liturgia sinagogale, Gesù continua la celebrazione della festa in casa di Pietro, in un clima familiare. Però in questa casa c’è un problema: la quotidianità del focolare domestico è bloccata a causa della febbre che non permette alla donna di casa – la suocera di Pietro – di svolgere le sue mansioni abitudinarie.

La presenza di Gesù dona un volto nuovo alla casa Pietro: da luogo di malattia e preoccupazione diventa luogo di guarigione, di insegnamento e di ricerca di Gesù da parte della folla. Gesù giunge fino al punto più intimo della casa, la camera da letto, dove trova la donna che giaceva a letto instaurando con lei una relazione attraverso semplici gesti: «si avvicinò, la prese per mano, la fece alzare» (v.31). L’evangelista Marco fa notare che la donna provata dalla febbre è a letto, la malattia la obbliga a vivere in posizione orizzontale come i corpi senza vita, le impedisce ogni tipo di attività e in modo particolare il servizio agli altri.

Il Cristiano che non vive lo spirito di servizio verso il prossimo muore nella fede, questa morte spirituale gradualmente porta anche alla morte della propria umanità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che il peccato mortale “distrugge la carità nel cuore dell’uomo […] colpisce in noi il principio vitale che è la carità” (CCC 1855-1856). Non può esserci amore senza servizio, Gesù ci insegna che solo mettendoci a servizio del prossimo incarniamo l’amore agàpico che è riflesso dell’amore trinitario. Il Signore ci ricorda che egli stesso “non è venuto per essere servito, ma per servire a dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45), quindi chi vuol essere suo discepolo deve farsi servo e amare tutti, perfino i nemici pregando per loro, questo ci innalza alla perfezione del Padre Celeste (Cf Mt,5,44.48).

Le famiglie, che sono la scuola dell’amore, devono stare attente alla cultura moderna relativista e narcisista. Lo psichiatra francese Tony Anatrella affermava che “la società moderna vive nel Regno di Narciso, dove si concepisce tutto a partire dalle esigenze soggettive di ciascuno”. Quando questo narcisismo individuale arriva all’estremo nei rapporti familiari, vediamo manifestazioni di violenza tra i vari membri della famiglia: sia tra i coniugi e perfino tra genitori e figli. Addirittura quest’ultimi arrivano ad attentare la vita dei genitori quando non riescono più a soddisfare i propri capricci. I grandi propositori del “regno di Narciso” sono soprattutto le varie piattaforme dei social, in modo particolare Tik Tok che sta spopolando dai giovanissimi fino agli adulti. I danni che sta causando sono ormai evidenti soprattutto tra i ragazzi che arrivano a perdere la vita per compiere inutili prove – spesso pericolose – promosse dai cosiddetti “influencer” che vengono visti come divinità perché sono seguiti da tantissimi “follower”.

È fondamentale che le famiglie vivano la realtà del “Regno di Dio” che Gesù è venuto a proporci, dove l’amore reciproco è l’unico obiettivo vitale. Gesù è venuto a liberarci dalla malattia del peccato per ridarci la vita divina. Alla suocera di Pietro tese la mano (contatto terapeutico) e la fece alzare dalla postura di morte. Il verbo greco scelto dall’evangelista è egèiro che, nel Nuovo Testamento, viene usato per indicare la risurrezione, il risollevarsi dalla morte, da una condizione di non vita. La risposta della donna è notevole: la guarigione è talmente piena che si mette a servire Gesù e i discepoli. Il servizio ai fratelli è il segno che caratterizza chi è stato rimesso in piedi (Risorto) da Cristo.

Nella seconda scena evangelica (vv.32-34), la casa di Pietro diventa una casa aperta a tutti coloro che hanno bisogno di essere guariti da Cristo. «Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati» (vv.32), terminato lo “Shabbat”, la gente si riversa alla porta della casa di Pietro (v. 33), Gesù guarisce molti senza consentire che sia divulgato ciò che fa, non vuole che venga fraintesa la sua identità e missione, Egli non è un santone guaritore; il suo obiettivo è mostrare i segni del “Regno” e indicare ai discepoli l’opera che sono chiamati a svolgere.

Nell’ultima parte del brano (vv. 35-39) troviamo Gesù in preghiera. Egli esce al mattino quando è ancora buio e si reca fuori dalla città, nella solitudine di un luogo deserto, nella quiete della notte rivolgendosi al Padre con la preghiera personale. Gesù sa bene che la sua opera non può separarsi da quella del Padre e che tutto deve procedere in piena sintonia con Lui per compiere la Sua volontà. È in questo dialogo con il Padre che il Figlio riceve la luce che illumina le tenebre del mondo. Egli non è venuto a risolvere i problemi di questo mondo: «I poveri li avrete sempre con voi» (Gv 12,8), il mondo senza malattie, pestilenze, drammi, difficoltà, non è quello attuale.

La preghiera non è una fuga dalle difficoltà della vita o un baratto per indurre Dio ad esaudire i miei desideri, essa è l’incontro con Colui che mi aiuta a vedere l’uomo e i suoi problemi come Lui li vede. Comprendere il miracolo non è semplice, anche gli apostoli hanno avuto questa difficoltà non cogliendone il messaggio. Al mattino si sono messi sulle sue tracce e, trovatolo, lo hanno invitato a ritornare dalla folla esclamando: «Tutti ti cercano» (v. 36). Tutti cercavano Gesù con la pretesa di compiere prodigi per un proprio beneficio, ma Gesù invita i discepoli ad «andare altrove», a raggiungere altri villaggi per annunciare la realtà del “Regno di Dio”.

Il Signore non si sostituisce all’uomo: lo accompagna con la Sua presenza, lo illumina con la Sua Parola, ma vuole che sia l’uomo ad agire e a combattere il male. Gesù insegna ai discepoli a non accomodarsi sui risultati ma a proseguire nel cammino. La Parola deve essere annunciata “altrove” di villaggio in villaggio dove ci sono ancora cuori da guarire.


Don Loris Sbarra è responsabile dell’Ufficio Famiglia e Vita della Diocesi San Marco Argentano-Scalea (Cs)
Dottorando in Teologia della Famiglia presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia.
Parroco della Parrocchia San Marco Evangelista in Cetraro M.na (CS)




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