10 febbraio 2021

10 Febbraio 2021

Ospiti indesiderati

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,14-23)
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Il commento

Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro” (7,15). I farisei sono preoccupati di custodire la purezza della fede attraverso l’osservanza scrupolosa delle norme rituali. Tra queste vi sono anche quelle che riguardano gli alimenti, nel mondo giudaico infatti alcuni cibi sono considerati impuri. Il verbo greco, tradotto con rendere impuro [koinóo] significa letteralmente rendere comune. Gli ebrei non volevano diventare come gli altri, evitare determinati cibi significa acquisire e custodire la propria identità, cioè l’appartenenza al popolo santo. La fede non si esprime solo attraverso il culto ma tocca ogni ambito della vita, anche lo stare a tavola viene vissuto nella luce di Dio. Se tutto il nostro essere appartiene a Dio, in tutto ciò che vive il credente si preoccupa di corrispondere alla volontà di Dio. In questo contesto, la parola di Gesù è sorprendente, non solo per i farisei ma anche per i discepoli. Egli afferma, infatti, che i cibi non sono causa di impurità. In questo modo, commenta l’evangelista, “rendeva puri tutti gli alimenti” (7,19). Il Nazareno compie una precisa scelta di campo, in chiara opposizione alla secolare tradizione.

La cancellazione di questi vincoli non promuove il relativismo o l’arbitrio. Anzi, la proposta del Signore è molto più impegnativa. Egli chiede, infatti, di compiere un processo di interiorizzazione, invece di preoccuparsi di quello che entra nel corpo, è bene verificare quello che esce dal cuore: “Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo” (7,20). Dobbiamo attuare una più rigorosa verifica per impedire che possano entrare e dimorare nel cuore ospiti indesiderati, cioè quegli atteggiamenti che offuscano la verità, inquinano i sentimenti e indeboliscono la capacità di vivere secondo le attese di Dio. Non basta osservare scrupolosamente le regole, occorre custodire e alimentare l’amore di Dio e per Dio. Teresa di Lisieux vuole arrivare a Dio attraverso “l’ascensore dell’amore” piuttosto che “scalare la rude scala del timore…” (LT 258, 18 luglio 1897). È questa la strada che oggi chiediamo di percorrere.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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