11 febbraio 2021

11 Febbraio 2021

La sorgente d’acqua viva

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,24-30)
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

Il commento

Una donna […] appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi” (7,25). Questa donna ha sentito parlare del profeta di Dio e intuisce che non viene per distribuire castighi ma per manifestare la tenerezza di Dio. Per questo si accosta con una sconfinata fiducia e non si lascia scoraggiare dall’iniziale rifiuto. Prima di bussare alla porta del Nazareno ha cercato in tutti i modi di ottenere la guarigione della figlia. Tutto inutile. Ed ecco, ora intravede una possibilità, la presenza del profeta galileo è come una luce che apre la porta della speranza. Ed ha ragione. Gesù, infatti, è venuto proprio per ridare la gioia di vivere. È Lui la fonte inesauribile d’acqua viva. Una fonte nascosta. “Andate a bere alla sorgente e lavatevi”, dice la Madonna a Bernadette. Non si vede nulla. Per bere è necessario scavare a mani nude, occorre la fede. Quella della donna cananea e quella della fanciulla dei Pirenei. 

È Gesù che guarisce ma l’evangelista sottolinea il ruolo della fede, come se tutto dipendesse proprio e solo da lei: “Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia” (7,29). Dal punto di vista anagrafico non appartiene alla terra d’Israele, grazie alla fede entra a pieno titolo nel popolo santo. La sua fede la unisce al lebbroso (Mc 1), agli amici del paralitico (Mc 2), alla donna che soffriva di perdite di sangue (Mc 5). La fede ci rende discepoli e ci fa diventare parte di uno stesso popolo, prima e al di là di tutte le legittime differenze. È la fede che conta. Chi ha fede permette a Dio di manifestare la potenza del suo amore. È questa l’esperienza che ha vissuto Teresa di Lisieux: “Colui il cui cuore veglia durante il sonno, mi fece capire che a coloro la cui fede è pari a un granello di senape, egli concede miracoli e fa spostare le montagne, per consolidare questa fede così piccola” (Ms A 67v). Ma questa fede è messa alla prova, proprio come accade alla donna cananea. La fede cresce attraverso la fiducia e l’abbandono. È questa la grazia che oggi chiediamo in modo particolare per coloro che si trovano nella palude della sofferenza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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