Obiettore di coscienza

L’aborto uccide più del Covid? Numeri alla mano sembrerebbe di sì…

Feto, aborto

di Filomena Civale

“Abbiamo seguito una paziente che era stabile, ma che aveva bisogno di noi. Solo dopo abbiamo scoperto che aveva la depressione da post-aborto”. Così un mio amico medico dell’USCA, unità speciale che prestano assistenza ai malati di Covid. Così ho capito ancora di più e meglio perché sono un medico obiettore di coscienza.

I giovani medici hanno dato e stanno dando molto per questa pandemia. Sono quelli che a pieno titolo si stanno occupando delle USCA, le Unità Speciali di Continuità Assistenziale che si occupano di seguire i malati di Covid a domicilio. I medici delle USCA fanno monitoraggio della malattia, anche telefonico, seguono l’andamento dei sintomi e intervengono quando necessario.

Un medico che ci lavora e che conosco mi ha detto queste parole: “È difficile capire chi davvero sta peggiorando e chi no. Spesso lo stato psichico influisce molto. Poche settimane fa abbiamo seguito una paziente che era molto stabile, ma che aveva bisogno di noi perché questa situazione la spaventava molto. Solo dopo abbiamo scoperto che aveva la depressione da post-aborto che le provocava questo profondo stato di malessere”. 

L’Aborto uccide più del Covid? Difficile dirlo, ma numeri alla mano sembrerebbe così, soprattutto se si considera, oltre al numero sconfinato di vite spezzate, anche quelle delle loro madri, che entrano in un vortice di sequenze difficile da controllare. Forse questo è uno solo dei motivi del mio sì all’obiezione di coscienza.

Da medico specializzando in Anestesia, mi sono chiesta cosa significa cooperare all’aborto. Significa “fare addormentare” una mamma, farle perdere coscienza per poi risvegliarla. E al risveglio si ritrova ad essere madre di un figlio morto. Significa permettere che, come in un sogno, le sia strappato via suo figlio. Non un tumore, non una frattura, non un organo che non funziona bene, ma un figlio. Questa non può essere medicina, questo intervento non è una cura, ma una condanna, ed io, in scienza e coscienza, non posso parteciparvi.




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