27 febbraio 2021

27 Febbraio 2021

Perché diventino fratelli

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il commento

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (5,43). Questa parola rappresenta la vetta del monte, possiamo raggiungere la sommità solo se abbiamo avuto la pazienza e il coraggio di fare tutte le altre tappe precedenti, quelle descritte nel famoso e impegnativo discorso della montagna (5, 21-48). Il Vangelo di oggi propone il precetto più ostico, lo propone come un comandamento: “Amate i vostri nemici”. Non diamo nulla per scontato. Partiamo dalla domanda più semplice: chi è il mio nemico? L’idea più diffusa è quella che presenta il nemico come colui che vuole farci del male. Non è necessariamente così, non è sempre così! Non dobbiamo pensare al nemico solo come ad un estraneo che s’intrufola di soppiatto nella casa e ruba ciò che abbiamo di più caro. Vi sono situazioni in cui anche il fratello può assumere il volto del nemico. Mi riferisco a fatti episodici che non cancellano l’amicizia ma lasciano tracce indelebili e ferite difficili da rimarginare. “L’amore ha denti e i suoi morsi non guariscono mai” (Stephen King). In fondo, le ferite più gravi sono proprio quelle che provengono dalla persona amata. Nemico è un fratello che non si comporta più da fratello.

La prima carità a cui chiama il Vangelo non è quella fatta delle pur necessarie opere a favore dei più bisognosi ma è quella che viviamo nei confronti dei fratelli più vicini, quelli con i quali condividiamo l’avventura della vita e della fede. Per questo il Vangelo è sempre una parola scomoda. Lascio a Sant’Agostino il commento più autorevole: “Non è necessario, fratelli, che siamo noi a dilatarvi il cuore; chiedete a Dio che vi conceda di amarvi scambievolmente. Amate tutti gli uomini, anche i vostri nemici, non perché sono fratelli, ma perché lo diventino; e sempre siate accesi di amore fraterno tanto verso il fratello già tale, quanto verso il nemico, affinché con l’amore diventi fratello” (Commento alla 1Gv, 10,7). Oggi chiediamo la grazia di non perdere l’appuntamento con la carità, sapendo che è la via più sicura per giungere alla Vita senza fine.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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