“Perché dovremmo aspettare il matrimonio per fare l’amore, se ci vogliamo bene?”

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Perché una coppia di fidanzati dovrebbe aspettare il matrimonio? Siamo soliti aspettare la patente per guidare liberamente l’automobile in strada? Attenzione, non stiamo dicendo che per sposarsi occorre la patente, ma solo che anche in amore abbiamo bisogno di maturare, di mettere ordine, abbiamo bisogno di dirci con chiarezza dove siamo e dove stiamo andando.

“Perché dovremmo aspettare il matrimonio per fare l’amore, se ci vogliamo bene?”, si chiede la protagonista del mio ultimo romanzo (Vivere da originali, Mimep Docete, 12 euro, 2020). Caterina sta per diplomarsi, è una ragazza sensibile, onesta, piena di sogni e per nulla superficiale. Al contrario di molte sue amiche, desidera vivere la sessualità solo ed esclusivamente per amore, ma davvero non capisce il perché di un sacrificio grande come vivere “in astinenza” per anni (proprio come me, alla sua età: non è stato difficile mettermi nei suoi panni)

“Cosa cambia se siamo sposati? Non basta che ci sia l’amore? E poi, ti sembra semplice?”. Francesco, il suo fidanzato, 5 anni più grande, convertitosi dopo aver conosciuto la storia di Carlo Acutis, non è più vergine come Caterina, ma ha fatto una scelta, dopo il cambiamento radicale della sua vita: attendere di sposare una donna, prima di unirsi a lei. Tuttavia, sa che si tratta di una strada in salita: “No che non è facile. Anche io sono molto attratto da te. Anche io vorrei già fare l’amore con te. È un sacrificio aspettare. E un sacrificio si fa solo se c’è un fine per cui ne vale la pena. Nessuno fa una dieta solo per il gusto di privarsi del cibo. C’è sempre una motivazione dietro”. “E quali sarebbero le motivazioni, in questo caso?”.

Ho pensato di riportare questo dialogo perché calza a pennello col tema di oggi: come mai una coppia di fidanzati dovrebbe scegliere la castità prematrimoniale? Non è elegante citare sé stessi, ma spero che per una volta possiate perdonarmi. È che quando ho dovuto realizzare questa parte per Vivere da Originali, mi sono impegnata così tanto che ho paura di non poter fare di meglio… Quindi vi riporto anche le motivazioni che i due protagonisti leggono insieme, in un blog. (Nel romanzo non lo dico, ma a voi posso svelarlo: gli sposi della testimonianza siamo proprio io e mio marito!).

Leggi anche: Un fidanzamento casto è cosa di altri tempi?

Primo motivo: per essere onesti e chiari fino in fondo 

Siamo soliti aspettare la patente per guidare liberamente l’automobile in strada. Aspettiamo la laurea in medicina e poi l’abilitazione alla professione, per operare in ospedale. In tutti gli ambiti della vita abbiamo bisogno di segni concreti, di “momenti che segnino un passaggio” tra un prima e un dopo. […]. Non stiamo dicendo che per sposarsi occorre una laurea o la patente, né che prima o fuori dal matrimonio non ci possa essere amore se ci si lega in modo intimo. […] Stiamo solo dicendo che anche in amore abbiamo bisogno di maturare, di mettere ordine, di linee guida, di dirci con chiarezza dove siamo e dove stiamo andando. Per noi definirci fidanzati o sposati aveva un peso completamente diverso. Erano due stati di vita completamente diversi. E dircelo, viverli come due stati diversi, ci era d’aiuto nel mettere chiarezza sulla nostra relazione. […]

Secondo motivo: volevamo prima ricevere il sacramento del matrimonio

Se si comprende che il matrimonio è un sacramento (cioè segno efficace della presenza di Dio) e avvolge il fragile amore degli sposi in un Amore con la “A” maiuscola, allora risulterà più facile comprendere perché valga la pena aspettare la celebrazione del sacramento per diventare una sola carne. Se il matrimonio è una vocazione, una chiamata, allora Dio ci precede ed è bene aspettare Lui, per diventare definitivamente “noi”. Volevamo essere “protetti” e sorretti da un Amore più grande – un amore che redime e salva anche la sessualità, ferita dal peccato! – per poterci scambiare, attraverso il corpo, il nostro amore.

Terzo motivo: volevamo unirci quando eravamo disposti ad accogliere dei figli

[…] Certamente, non ogni singolo atto coniugale porta al mondo una nuova vita, ma è nel contesto dell’amore matrimoniale che io e mio marito desideravamo vivere l’atto che può, per sua natura, generare la vita. Non ci bastava preoccuparci solo di “evitare fisicamente” delle nascite: per noi accettare o meno la genitorialità (saremmo pronti a diventare papà e mamma insieme?) era un criterio per capire a che punto fossimo. Volevamo unirci quando la nostra storia avesse raggiunto l’equilibrio, la stabilità, la robustezza tali da poter diventare culla per delle nuove vite. Fino a quel momento, avremmo aspettato. 

Quarto motivo: dare più sacralità al giorno stesso del matrimonio

Volete mettere la sacralità, la carica di gioia, di emozione, l’intensità di quella giornata, al sapere che, dopo anni di attesa, in un giorno unico, importante, irripetibile, dopo essersi promessi fedeltà per tutta la vita e aver festeggiato un nuovo inizio si vive anche la prima notte di nozze con il proprio sposo o la propria sposa? Sposarci è stato meraviglioso anche perché per noi, proprio da quel giorno, è iniziato a esistere un nuovo modo di essere insieme. […] Per onestà dobbiamo dire che un fidanzamento casto ha delle fatiche, delle croci. Ma se la scelta è stata fatta in piena libertà, con determinazione e con l’aiuto della Grazia, si vedranno anche molti frutti positivi, già prima del matrimonio! Quali? Dovete avere un pochino di pazienza… inizieremo a parlarne il prossimo venerdì.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.


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1 risposta su ““Perché dovremmo aspettare il matrimonio per fare l’amore, se ci vogliamo bene?””

Perché la vera prova d’amore durante il fidanzamento è rinunciare a vivere la propria sessualità a livello genitale.
Ma per far questo non bastano corsi, incontri o catechesi. Occorre veicolare e, oserei dire, consumare le energie, nonché investire il proprio tempo. Come?
Tanto volontariato… fa bene a chi lo riceve e a chi lo fa, in questo caso ai fidanzati.
Grazie per averne parlato.

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