Festival di Sanremo

Mons. Suetta: “Il premio a Fiorello? Non in mio nome”

Foto: https://www.diocesiventimiglia.it/il-vescovo/mons-antonio-suetta/

di Ida Giangrande

La Chiesa ha preso le distanze dagli spettacolini che il Festival ci ha offerto. Lo ha fatto attraverso la voce del vescovo di Sanremo Ventimiglia. Da parte mia non posso che ringraziare Mons. Suetta per aver avuto il coraggio di opporsi a questo scempio.

Non c’è che dire, quella di quest’anno è stata l’edizione del Festival di Sanremo che, decisamente, non dimenticheremo mai. Le poltrone vuote, i travestimenti, l’assenza di una donna alla conduzione fino ai vincitori che inneggiano alla bellezza della diversità ma quale diversità? Troppi gli spunti per poterli contenere tutti in un solo articolo, mi concentrerò su un solo aspetto: quello che mi ha colpito di più. 

Le luci sull’Ariston si sono spente e come succede sempre ecco partire la roulette delle critiche. Alcuni vorrebbero un Festival vecchio stile, con abiti lunghi, smoking, canzoni tranquille e grandi poesie, ma sarebbe una finzione. Il Festival deve riflettere le istanze dell’epoca in cui viviamo, deve rappresentare il modello culturale del tempo e quindi, sì da questo punto di vista ringrazio il Festival perché, attraverso lo spettacolo che ci ha offerto, ha smascherato l’identità della nostra epoca. 

Musica assordante, luci stroboscopiche, maschere ibride dal sapore dark, molto più simili a mostri incarnati che ad esseri umani e poi… parolacce, tempeste di parolacce sul palco e fuori dal palco. Infine la strafottente satira con cui si sbeffeggia il cristianesimo in ogni modo possibile. Dal matrimonio alla corona di spine fino alla staffa di un microfono ingioiellata dal sacro cuore di Gesù, un riferimento continuo e costante al sacro o, meglio, a ciò che per molti telespettatori è sacro. Se nelle scorse edizioni il riferimento era velato, quest’anno è stato un attacco aperto. Eppure Amadeus aveva iniziato la prima serata con un segno di croce, come ha potuto permettere poi uno scempio simile?

Certo il Festival di Sanremo doveva offrire leggerezza e svago in un periodo di grandi difficoltà e disagi interiori in cui spesso l’unica cosa che rimane è la fede, perché prenderla di mira in questo modo? Lo avessimo fatto con i simboli della fede islamica cosa sarebbe successo, perché nessuno osa toccare Allah ma di Gesù Cristo ciascuno può dire peste e corna? Non ho risposte a queste domande, vorrei scrivere alla cara mamma Rai per chiedere spiegazioni. Amavo il Festival di Sanremo ma, da cattolica, ho visto la mia fede sbeffeggiata e non faccio che chiedermi perché se dal Grande Fratello un concorrente viene cacciato via per una parolina di troppo, al Festival consentiamo una cosa del genere? E insomma è la solita manfrina: rispetto per tutti tranne che per noi cattolici

Non posso che ringraziare la Reazione del Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta che ha scritto: “A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71 edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto”.

Il Vescovo prosegue: “Il mio intervento, a questo punto doveroso, è per confortare la fede dei piccoli, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima”.

Il Vescovo esprime disappunto anche per l’assegnazione di un premio speciale a Fiorello: “Quanto al premio Città di Sanremo, attribuito ad un personaggio, che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d’origine, trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente non in mio nome”. Ovviamente nessuna ammissione di colpa da parte dello staff, e anzi una serie di panegirici in difese delle scelte di una produzione che evidentemente non rispetta tutto il pubblico presente, ma solo una parte, quella più forte.




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1 risposta su “Mons. Suetta: “Il premio a Fiorello? Non in mio nome””

Grazie Eccellenza per le sue parole concrete e coraggiose. Ho sentito persone esprimere pareri molto megativi e addolorati per certe scene, parole e atteggiamenti offensivi della fede cattolica e contro il buon senso.

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