10 marzo 2021

10 Marzo 2021

Antico e nuovo patto

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Il commento

Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento” (5,17). Il cristianesimo s’inserisce in una storia, è una tappa di un cammino che inizia con la chiamata di Abramo e cresce attraverso la vicenda d’Israele. All’interno di questa storia, quando giunge la pienezza del tempo (Gal 4,4), risuona la parola definitiva di Gesù. Questa coscienza di fede invita a guardare con rispetto la storia d’Israele in quanto è il terreno in cui è germogliato il Verbo fatto carne. Gesù chiede ai discepoli, figli d’Israele, di custodire fedelmente i comandamenti di quella storia antica. Al tempo stesso annuncia che In Lui tutto si compie e tutto ricomincia. Dobbiamo leggere quest’affermazione in un duplice senso. Dal punto di vista teologico è Gesù – e Lui solo – che svela tutta la volontà di Dio, superando quanto era stato proclamato da Mosè e dai profeti. Dal punto di vista storico impegna anche noi a manifestare nell’oggi la perenne fecondità di quel compimento. Il Vangelo non è libro da custodire nel museo della memoria ma una parola da seminare nei solchi della storia. Con la vita e le parole.

Non è mai facile coniugare antico e nuovo. In alcuni settori della Chiesa si fa strada un prurito di novità, si afferma il desiderio di liberarsi di quel patrimonio dottrinale che non corrisponde più alla sensibilità dell’oggi, alcuni ritengono che sia giunto il momento di tagliare i ponti con quella proposta etica riduttiva che imprigiona l’uomo in una selva di precetti. Una visione accattivante e pericolosa perché rischia di rottamare elementi significativi del cristianesimo. Essere portatori della novità di Dio nella storia dell’oggi non significa inseguire quella cultura mondana che impone una nuova grammatica della vita. Al contrario, siamo chiamati a restare fedeli alla verità ricevuta dal Signore, incarnando e comunicando con una passione nuova e con metodi nuovi quel Vangelo che, non senza l’aiuto dello Spirito, la Chiesa ha saputo custodire e approfondire lungo i secoli. È un ministero da coltivare con particolare cura in questo tempo in cui si addensano le ombre della confusione. Chiediamo alla Vergine che non manchino gli apostoli coraggiosi e fedeli.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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