“Io per te aspetterei anche tutta la vita…”

coppia

Una volta una persona anziana mi ha detto che i miei libri hanno messaggi “troppo esigenti”, che potrebbero quasi “scoraggiare” un giovane. E si riferiva, in particolare, alla scelta di attendersi fino al matrimonio. I feedback che ricevo costantemente, però, a me dicono il contrario: ci sono tanti giovani disposti a sognare in grande, il problema è che il mondo li porta a volare basso.

“Qual è il tuo preservativo preferito?”, mi domanda il mio coinquilino Giacomo, appena sveglio (appena sveglio lui, io dormivo beatamente). “Uh?”, gli dico. “Gusto fragola, banana, tropicale?”. Io ero con la testa da tutt’altra parte. Non solo perché mi ero appena svegliato, ma anche perché amavo (non ricambiato) una ragazza che era la purezza personificata. Diciamo che la particolare condizione in cui versava la mia vita mi impediva di pensare a ciò di cui stava parlando Jack. A volte sognavo di fare l’amore con Cristina. Ma non era, diciamo, il desiderio principale. Il sesso era sempre stato in cima ai miei pensieri. Negarlo sarebbe da ipocrita. Ma Cristina mi dava qualcosa di più.

Quando scrissi il libro Non lo sapevo, ma ti stavo aspettando (Mimep Docete, 2016), da cui è tratto questo brano, non avevo idea che sarebbe stato usato all’interno di un corso sulla castità, che viene riproposto in varie parti d’Italia. Nel romanzo, la parola “castità” neppure compare. Tuttavia, è ben visibile il cambiamento del protagonista, che ha sempre cercato il sesso, fuori o dentro ad una relazione, perché non sapeva che esisteva qualcosa di meglio: amare ed essere amati.

Una volta una persona anziana mi ha detto che i miei libri hanno messaggi “troppo esigenti”, che potrebbero quasi “scoraggiare” un giovane. E si riferiva, in particolare, alla scelta di attendersi fino al matrimonio. I feedback che ricevo costantemente, però, a me dicono il contrario: ci sono tanti giovani disposti a sognare in grande, il problema è che il mondo li porta a volare basso. “Figurati se qualcuno si fermerà a contemplare la tua bellezza, a scrutare le tue fragilità”. “Figurati se puoi sperare di essere amato per sempre dalla stessa persona”. “Figurati se puoi fare l’amore con una sola persona per tutta la vita”. “Figurati se qualcuno si farà carico della tua storia e ti giurerà fedeltà in eterno”. “Figurati se qualcuno rinuncerebbe al sesso per qualche anno per capire chi sei tu veramente”. 

Leggi anche: Che succede se uno vuole vivere in castità e l’altra no?

Però, quando qualcuno in carne ed ossa dice loro che un amore così esiste li vedi drizzare le antenne. Ricordo ancora una presentazione-testimonianza che feci ad Imola. Era marzo 2019 e mi avevano chiamato a presentare i miei libri ma anche a dare la mia testimonianza personale sulla scelta della castità prematrimoniale. C’erano una quarantina di ragazzi in quello stanzone parrocchiale, avranno avuto tra i 14 e i 18 anni, e per oltre un’ora c’è stato un clima di partecipazione quasi surreale. Dopo il mio intervento sono seguite domande mirate, profonde, condivisioni davvero belle. Mentre parlavo, ricordo in particolare una ragazza rapita, che di tanto in tanto si commuoveva. Ho pensato che doveva essere proprio sensibile. Qualcuno sgranava gli occhi e polemizzava (perché sì, c’era anche chi metteva in discussione ciò che dicevo), ma con mio stupore era la minoranza di loro. E devo dire che è stato bello e interessante anche confrontarmi con quelle ragazze che sostenevano: “Non si può chiedere a un uomo di privarsi del sesso”. Ringrazio anche loro, perché se non sai rispondere alle obiezioni, il tuo pensiero non è abbastanza formato. 

Gli organizzatori dell’evento, alla fine, mi hanno domandato come avessi fatto a catturarli in quel modo. Sono rimasta sorpresa (io pensavo fossero loro dei ragazzi ben predisposti e particolarmente educati!). D’altronde, non lo dico per falsa modestia, non avevo fatto nulla di sensazionale: non mi ero messa a fare battute ogni tre per due, non avevo lanciato su uno schermo video simpatici, non avevo fatto acrobazie, giochi di parole o chissà cosa per tenerli concentrati. Avevo semplicemente raccontato una storia d’amore reale e spiegato come nel nostro caso un’apparente privazione di qualche anno aveva favorito appartenenza nel cuore e unità profonda, in vista di una vita intera. “Hai presente quella ragazza in prima fila, che piangeva mentre parlavi?”. “Sì, mi ha colpito molto…”, ho risposto. “Ecco, lei di solito si agita, chiacchiera col vicino, si fa gli affari suoi… non l’avevamo mai vista così!”.  

Sia chiaro, non mi prendo nessun merito per come è andata quel giorno, perché è l’amore, non certo la mia faccia o la mia voce, a rapire i cuori. Ciò che testimoniavo era solo un dono che io per prima avevo ricevuto. Volevo raccontarvi questo episodio solo per dirvi di credere nel desiderio di bene che c’è nei giovani. Saremmo colpevoli se rinunciassimo a proporre una vita alta perché non abbiamo fiducia nel cuore umano. 

Ma sapete cosa ha fatto centro quel giorno, anche nelle ragazze che mi contestavano? In primis la nobiltà d’animo di mio marito, l’avermi saputo mettere prima del sesso. E questo è un dato, non un’idea. “Ho 20 anni, inizio ora il secondo anno della triennale, potrebbero passare anni prima del nostro matrimonio, sei sicuro di voler iniziare un fidanzamento casto con me?”, gli avevo domandato la sera in cui avevamo deciso di metterci insieme. “Io per te aspetterei anche tutta la vita…”, era stata la sua risposta. E ciò che ha detto, ha mantenuto. Non è passata una vita, ma 4 anni. Non pochi, agli occhi di quelle ragazze che sostenevano l’impossibilità di stare senza sesso per un mese.

Questo tocca molto il cuore dei ragazzi: la coerenza, la fedeltà a un impegno, il coraggio di mettersi in gioco. Li ha colpiti che la castità prematrimoniale (la quale sicuramente, cit. mio marito, “ha la forma di una croce e non di un cuore”) aiuta a fortificarsi, rafforza l’autocontrollo, affina lo spirito di sacrificio (doti essenziali nella vita sponsale!), stimola a fare progetti per il futuro (perché questa rinuncia ci fa sperimentare che non siamo ancora diventati “uno”, stiamo capendo la nostra vocazione), ti insegna che l’altro non è scontato e che merita una promessa grande e definitiva, prima di donarti tutto se stesso… e poi rafforza il rapporto con Dio, perché un amore puro è dono suo, da soli è molto, molto più difficile! Per adesso ci fermiamo, continueremo il nostro discorso la prossima settimana! Vi auguro una Pasqua vera: che abbiate occhi capaci di riconoscere la vittoria di Cristo su ogni morte e la forza di unire le vostre croci alla Sua.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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