Educazione

di Miriam Incurvati, psicologa

Ma come mai è diventato così difficile educare i figli?

8 Aprile 2021

genitore

Sono tante le difficoltà nell’educare oggi. Pare sia diventato tutto più difficile. Eppure i criteri usati per definire lo sviluppo tipico in bambini e adolescenti sono gli stessi ormai da anni. Qualcosa però è cambiato. La genitorialità sembra aver subito dei forti colpi. Da dove ripartire?

“Dottoressa ci aiuti, G. ha 8 anni ma non rimane fermo a tavola, si alza continuamente, non vuole mangiare ad orario ma spizzica tutto il giorno”. Qualcun altro lamenta: “Abbiamo di fronte un tredicenne che non riconosciamo più: sui videogiochi tutto il giorno, se gli dici di spegnere diventa una belva, con scatti d’ira incontenibili”. Poi c’è anche chi dice: “Noi non sappiamo cosa fare, F. ha 3 anni e cambia gioco continuamente, ci chiede spesso cose nuove e sembriamo in balia delle sue decisioni”. 

Tante difficoltà nell’educare oggi. Pare sia diventato tutto più difficile. Eppure i criteri usati per definire lo sviluppo tipico in bambini e adolescenti sono gli stessi ormai da anni. Qualcosa in effetti è cambiato. La genitorialità sembra aver subito dei forti colpi: a volte si diventa genitori in età avanzata investendo molto su un figlio simbolo di antichi desideri di autorealizzazione. Ma non mancano anche giovani genitori. Tutti appaiono però privi di un valido modello, che possa trasmettergli delle basi educative da cui partire per declinare il proprio stile genitoriale. Non si può dimenticare di analizzare poi, in questo scenario, l’influenza della società tecnoliquida, dove domina il ritmo della velocità, difficilmente compatibile con i tempi della crescita. Inoltre, l’invasione della tecnologia è ormai senza limiti. Questo sta modificando le strutture cerebrali e gli stili relazionali dei nostri figli. Secondo un report del Parlamento Europeo le conseguenze negative dell’uso di strumenti digitali per lo stare insieme sono: trascurare gli affetti di tutti i giorni, isolamento e solitudine (Cantelmi T- Tecnoliquidità, Edizioni San Paolo;2013).

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Infine, ma non per importanza ritengo che abbiamo gradualmente perso la funzione sociale di supporto educativo. Il proverbio africano che recita “ci vuole un villaggio per educare un bambino”, oggi è diventato un mito del passato. Le famiglie sono sempre più sole a crescere i loro figli, lo Stato spesso si disinteressa ad una presa in carico sostanziale dei nuclei familiari. Un triste esempio è rappresentato dalla gestione dei sostegni alle famiglie durante la pandemia. In Italia, tentativi di supporto alle famiglie (come i sostegni economici per le baby-sitter nel secondo anno di pandemia) sono scaduti in erogazioni di contributi ad una piccola élite della popolazione. 

Eppure i figli sono un bene dei genitori certo, ma anche un bene di tutti, come afferma Giovanni Scifoni in un simpatico corto di “La mia vita è una jungla”. Proviamo a proporre allora delle riflessioni sull’educare oggi che ci sembra siano utili per i genitori.

  1. Darsi dei tempi come coppia genitoriale per riflettere su temi educativi (come lasciare sempre aperto un dialogo con i figli, quali sono le nostre regole familiari fondamentali, quando parlare di sessualità, come aiutare i bambini e adolescenti a fare un buon uso del digitale etc). Non è necessario essere una coppia di coniugi uniti ma è fondamentale essere allineati sui temi educativi. Anche due separati possono trovare delle versioni comuni per rispondere alle grandi domande dei figli, o stabilire delle norme di massima condivise che possano fornire stabilità nei diversi contesti dove i bambini crescono. La coerenza educativa aiuta di più di tante parole ben dette ma poco praticate.
  2. Se è vero che si è ridotto il contributo delle precedenti generazioni sulla genitorialità attuale, lo stile delle nostre mamme e dei papà non è certamente riproponibile nell’attualità. I nonni forniscono un contributo enorme nella gestione pratica ma anche affettiva dei piccoli, eppure, non sono più modelli da ripresentare nel proprio ruolo genitoriale. Gli stimoli e le situazioni in cui siamo immersi sono certamente nuovi e richiedono una sorta di aggiornamento. Suggerisco infatti, di formarsi e informarsi sui temi educativi. Oggi è piuttosto semplice reperire libri, articoli, video (magari da validi e attendibili siti) che possano fornire un approfondimento sulle varie questioni. Raccogliere informazioni e costruire delle personali idee è certamente uno strumento utile a costruire un proprio parere educativo. 
  3. Dedicate del tempo alla progettazione. Ma ricordate che nessun tipo di piano educativo può prescindere dal tenere in considerazione le caratteristiche personologiche e l’età del figlio. Il vecchio detto dice che i “figli son tutti uguali”. Dietro a una parvenza di equità si nasconde, invece, una profonda disparità. Ognuno è diverso, anche se proveniente dallo stesso nucleo familiare. Anche due gemelli possono avere esigenze distinte. È molto importante captare queste sensibilità e rispettarle nel nostro agire educativo. Inoltre, nella pianificazione vanno considerate anche le esigenze e i valori familiari. Darsi delle priorità come famiglia, stabilire dei tempi e modi confacenti alla propria sensibilità genitoriale facilita la messa in atto delle stesse regole.



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