di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,35-40)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Il commento
“Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato” (6,39). Una parola consolante ma anche carica di responsabilità. In primo piano risplende l’ostinata volontà divina di dare a tutti la vita, la missione di Gesù è quella di raccogliere tutti perché nessuno si perda. Ed è questa anche la missione della Chiesa: una comunità che tende la mano a tutti per comunicare a ciascuno l’amore del Padre. Il giudizio ultimo appartiene a Dio perché Lui solo conosce il cuore dell’uomo. La Chiesa ha il compito di accogliere, invitare, incoraggiare e correggere. E fino all’ultimo deve ricordare che Dio vuole salvare tutti, anche il criminale più incallito. “Che io non perda nulla”: queste parole, lette in controluce, significano anche che senza di Lui molti si perdono. È bene ricordare che il verbo greco [apóllymi] significa distruggere, andare in rovina. Non si tratta di perdere qualcosa ma di perdere tutto.
Senza Gesù la vita perde il suo sapore, come un fuoco che si spegne, un sale che diviene insipido, una fontana che non dà più acqua. Senza il Vangelo non sappiamo più dare un senso e un valore alla vita. Senza la Chiesa siamo come cittadini senza una patria, figli senza una famiglia. È questa la fede del salmista: “Ecco, si perderà chi da te si allontana” (Sal 73,27). Quante persone vivono in un’angosciosa solitudine, chiusi nella prigione dei loro pensieri e schiacciati dal peso dei loro fallimenti. Non sanno più cosa chiedere e non hanno nemmeno qualcuno a cui chiedere. La vita assume la sua veste più tragica. Per uscire da questa dolorosa condizione, c’è una sola via: “Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna” (6,40). È questo il passaggio obbligato. Colui che ha la vita (Gv 1,4) apre le porte della vita. Oggi confessiamo la fede con le parole del salmista: “Per me, il mio bene è stare vicino a Dio; nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, per narrare tutte le tue opere” (Sal 73,28).
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Il passaggio obbligato”
Grazie Gesù, aiutaci a comprendere sempre cosa chiedere e a chi chiedere. PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI………….