
27 aprile 2021
27 Aprile 2021
Raggio di luce
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 22-30)
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Il commento
“Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente” (10,24). Se non conoscessimo le puntate precedenti della storia, questa domanda potrebbe apparire del tutto legittima, in realtà proprio quei Giudei, che chiedono a Gesù una parola chiara, nascondono le loro intenzioni. Chiedono a Gesù di parlare con franchezza, come se fino a quel momento fosse rimasto nascosto, come se non avesse fatto nulla di significativo, come se non avesse già detto tutto quello che era necessario sapere. È troppo facile e troppo comodo porre domande. In realtà, sono loro che dovrebbero rispondere a quelle domande che Gesù ha posto, nella forma esplicita e implicita, attraverso le opere che ha compiuto. Per questo la risposta del Nazareno è carica di amarezza: “Ve l’ho detto e non credete” (10,25). In queste parole c’è tutta l’infinita tristezza di Dio quando incontra l’ostinato rifiuto dell’uomo. In effetti ha già dato una chiara manifestazione del suo ruolo messianico, lo ha fatto con le parole e con le opere. Il Vangelo di Giovanni parla di tanti segni compiuti da Gesù (2,23; 3,2; 6,2…), di alcuni offre una narrazione dettagliata: l’acqua cambiata in vino alle nozze di Cana (Gv 2), la guarigione del figlio del funzionario regale (Gv 4) e del paralitico (Gv 5), il miracolo dei pani (Gv 6), il cammino sulle acque (Gv 6) e infine la guarigione del cieco nato (Gv 9). Si tratta di sei segni, come sei sono i giorni della creazione. L’opera è dunque compiuta. Gesù ha fatto vedere a tutti la sua carta d’identità ma non è riuscito ad abbattere il muro di diffidenza e di incredulità.
Questo dialogo chiede anche a noi di verificare la nostra fede. Credere significa aprire il cuore per far entrare la luce di Dio, anche quando è solo un timido raggio di luce. Nella storia, personale e collettiva ci sono parole e testimonianze fin troppo eloquenti che hanno il profumo di Dio, parole capaci di scuotere anche i cuori più induriti e invece… non lasciano traccia. Oggi chiediamo la grazia non solo di raccogliere i segni di Dio ma anche di diventare un raggio di luce per chi cerca la verità.
Briciole di Vangelo
di don Silvio Longobardi
s.longobardi@puntofamiglia.net
“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
1 risposta su “Raggio di luce”
AMEN