Ci sono date speciali che appartengono alla vita di ciascuno. Date che delineano eventi o passi importanti della nostra vita. Date che accendono nuovi desideri e luci di speranza. Il 28 aprile è per me un giorno speciale. La Chiesa mi fa contemplare due santi a me molto cari: santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre esemplare e san Luigi Maria Grignion de Montfort, uno dei più grandi cantori della Vergine Maria. È in questo giorno che sono diventata giornalista.

Ogni volta mi meraviglio di come Dio sappia condurci con mano nelle sue vie e attraverso i suoi amici ci fa comprendere meglio la nostra vocazione illuminando un aspetto piuttosto che un altro. Da soli non potremmo mai capire. Abbiamo bisogno di chi ci guida, di chi ci accompagna, di chi ci mostri il sentiero della santità. I santi sono come i segnali stradali. Con la loro vita ci dicono le meraviglie che Dio opera in coloro che si abbandonano alla sua volontà.

Tra tutti oggi risplende come una candela dolce e profumata la vita di Santa Gianna Beretta Molla. Una donna semplicemente straordinaria. Una sposa e una madre amorevole. Un’esistenza così ordinaria che lo stesso marito Pietro Molla, quando Mons. Carlo Colombo gli disse che era desiderio del Papa iniziare la causa di beatificazione della sua sposa, scrisse in una lettera indirizzata alla moglie quando già era diventata santa nel 2004: “Sentivo una certa ritrosia all’avvio del tuo processo di beatificazione, perché mi pareva di non aver notato in te segni straordinari”.

Questo particolare ai miei occhi mi appare bellissimo. Mi è di grande consolazione per me e per tutte le donne. Lasciatemi oggi dire questo. Gianna ha vissuto una vita come tutte noi: la casa, il lavoro, i figli, le preoccupazioni. Andando a Magenta molto anni fa, nel paese in cui è vissuta la santa, non ho trovano grandi santuari, negozi di ricordini, dipinti o mosaico preziosi. Ho trovato una casa, semplice, uno studio medico scarno ed essenziale. Ho trovato la normalità della vita familiare.

Cosa ha fatto dunque Gianna? Ha amato il proprio sposo e ha amato i suoi figli, la sua professione, i suoi familiari. Il gesto eroico di dare la vita per la sua ultima figlia Gianna Emanuela è l’epilogo di una vita dove la santità è rimasta nascosta, feriale, semplice.

Vale la pena indagare nelle sue lettere e in quelle del marito per comprendere la spiritualità di questa giovane donna. Sempre nella lettera che il marito Pietro scriverà dopo la proclamazione della santità della moglie leggiamo: “Le tue corone del Rosario, i tuoi Messalini quotidiani, le tue lettere, sono reliquie per noi. […] Queste reliquie ci parlano della tua pietà profonda, della tua vita eucaristica, della tua devozione alla Mamma celeste, della tua gioia di vivere e della tua fiducia nella divina Provvidenza”. Questi sono i tratti della sua vita interiore: la centralità eucaristica, la preghiera, l’amore per la Vergine, il sorriso sempre pronto da donare a tutti, l’amore profondo per Pietro, un cuore missionario sempre pronto ad aiutare il fratello Albero, sacerdote e missionario.

Non so voi ma credo che possiamo dire che santa Gianna è una di noi. Una donna alla quale rivolgersi, una mamma da invocare, una sposa da imitare. Oggi affido a lei una madre che sta soffrendo moltissimo perché il proprio figlio lotta tra la vita e la morte. Una mamma dolcissima e tenerissima, inchiodata ai piedi della croce. Santa Gianna, donale il coraggio di accogliere la volontà di Dio con amore, come hai fatto tu.

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