Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

1 maggio 2021

1 Maggio 2021

Il lavoro che oggi serve

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,7-14)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

Il commento

Non è costui il figlio del falegname?” (13,55). All’inizio del mese, che la tradizione dedica alla Vergine Maria, contempliamo il mistero di Nazaret, il luogo in cui la luce di Dio risplende nella sua forma più piena e… più nascosta. Tutto questo è quanto mai consolante, come ricorda Paolo VI: “San Giuseppe è la prova che per essere buoni ed autentici seguaci di Cristo non occorrono grandi cose, ma si richiedono solo virtù comuni, umane, semplici, ma vere ed autentiche”. La coscienza di vivere a stretto contatto con il mistero di Dio non ha fatto perdere a Giuseppe l’umiltà e la semplicità di una vita quotidiana intessuta di preghiera e di lavoro. Nazaret c’insegna che i titoli umani contano poco. La liturgia oggi lo ricorda come il lavoratore. Di mestiere faceva il falegname. Non mi pare che questo titolo sia oggi particolarmente desiderabile. Credo che nessun genitore speri che il figlio diventi un buon falegname. Nazaret ci insegna che non importa tanto quale lavoro esercitiamo. Quale che sia la nostra attività, a noi interessa anzitutto essere fedeli collaboratori di Dio per poter ripetere le parole dell’apostolo Paolo: “In ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio” (2Cor 6,4). Chi cerca e riceve questo il titolo fa della sua vita uno spazio abitato da Dio. È questo il lavoro che oggi serve.

La testimonianza di Giuseppe ci chiede dunque di vivere ogni ambito della vita in stretta sinergia con Dio, come una concreta e fattiva collaborazione con Lui. In questa prospettiva il lavoro non risponde solo alla logica del sostentamento materiale ma acquista un valore spirituale, partecipa alla nostra quotidiana opera di santificazione. Ogni giorno dobbiamo chiedere la grazia di non cercare la nostra gloria ma quella di Dio, come ripetiamo nella preghiera del Padre nostro: Sia santificato il tuo nome” (Mt 6,9). Sì, questo solo ci interessa: custodire in noi la vita di Dio in modo che la nostra casa diventi lo spazio in cui Dio viene ad abitare. Proprio come è accaduto a Nazaret, duemila anni fa.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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