18 maggio 2021

18 Maggio 2021

“Voglio che il primo suono che mio figlio ascolti alla nascita, sia un canto in onore di Maria” | 18 maggio 2021

Il compleanno di un figlio è anche e soprattutto la festa della maternità. È impossibile separare un figlio dalla propria madre ed è bello ricordare ad ogni compleanno questa dimensione filiale anche da adulti. Oggi ricordiamo la nascita di Karol Wojtyla, l’uomo che diventò Papa, il Papa che ha cambiato la storia del mondo. Tanti saranno i profili e gli articoli a lui dedicati. A m piace farlo attraverso gli occhi e la vita di Emilia, la mamma fragile nel corpo ma forte nella fede. Una donna molto bella e graziosa che si era innamorata e poi sposata quando non aveva ancora vent’anni con il sottufficiale nell’esercito asburgico Karol Wojtyla.

Si sposarono il 10 febbraio 1904 e subito dopo si trasferirono a Wadowice, dove Karol Wojtyla svolgeva compiti amministrativi in un prestigioso reggimento di fanteria. Nell’agosto del 1906, Emilia diede alla luce il primo figlio che fu chiamato Edmund. Nel 1914 i coniugi Wojtyla si accorsero di attendere un altro figlio. La gioia fu grande ma la gravidanza difficile e il parto complicato. Nacque una bambina che visse solo poche ore. Emilia la volle chiamare Olga, come la sorella morta a soli 22 anni.

Quella difficile maternità e la perdita della bambina segnarono molto Emilia. Fisicamente ma anche psicologicamente. Soffriva di fortissimi mal di schiena che le impedivano perfino di reggersi in piedi e di improvvisi capogiri che le facevano perdere conoscenza. Quando arrivavano quelle crisi, doveva restare a letto anche per quattro cinque giorni di fila e spesso trasportata a Cracovia, per essere assistita da medici specialisti. I medici dicevano che aveva i reni compromessi e il cuore malandato. Doveva condurre un’esistenza tranquilla, serena, non doveva affaticarsi e neppure lontanamente pensare ad altre maternità.

Nell’autunno del 1919, Emilia scoprì che stava aspettando un bambino. Nel secondo mese di gravidanza, andò con Karol dal medico, un noto ginecologo e ostetrico di Wadowice, il dottor Jan Moskała, che diede ai due coniugi una diagnosi devastante: “La tua gravidanza è seriamente a rischio e non c’è possibilità di portarla a termine o di avere un bambino vivo e in buona salute”. Il medico era un ginecologo abortista ma anche un cardiologo ed è per questo che molto probabilmente Emilia, malata di cuore, si era rivolta a lui. Ma Emilia non voleva abortire. Era pienamente consapevole della minaccia alla vita sua e di suo figlio. Così hanno iniziato a cercare un altro medico. La loro scelta ricadde sul dottor Samuel Taub, che lavorava a Wadowice e visitava nella caserma.

Il dott. Taub era un medico ebreo di Cracovia. Era considerato un buon specialista e per la sua attività caritativa era molto conosciuto e benvisto. Il medico confermò che esisteva il rischio di complicanze durante il parto, inclusa la morte di Emilia. Tuttavia, non suggerì un aborto e accettò di seguire quella gravidanza difficile. Emilia visse mesi di profonda sofferenza: passò la maggior parte del tempo sdraiata e aveva ancora meno forza del solito. Karol si prendeva molta cura di sua moglie, tornava a casa subito dopo il lavoro per stare con lei.

Il giorno del parto arrivò, era il 18 maggio 1920. Fu un giorno estremamente caldo per quel periodo dell’anno. La temperatura arrivava fino a 30° gradi. Emilia giaceva nel suo appartamento in via Kościelna, nel soggiorno. Karol chiamò subito l’ostetrica e poi, poiché gli fu impedito di assistere insieme al figlio Edmund uscì per partecipare all’Ufficio popolare mariano nella chiesa parrocchiale, dove si cantavano le Litanie Lauretane. Anche Emilia a casa chiese all’ostetrica di aprire la finestra: voleva che il primo suono che suo figlio potesse ascoltare fosse un canto in onore di Maria. Il bambino nacque eccezionalmente grande e forte. Era in buona salute e piangeva forte. La madre era molto emozionata, ma anche piena di gioia e felicità per questo miracolo: sia il bambino che lei erano sopravvissuti contro ogni speranza. Nulla è impossibile a Dio. Il bambino fu chiamato Karol Joseph.

Quando Karol aveva 9 anni, le condizioni della mamma si aggravarono. La mattina del 13 aprile 1929, Karol, dopo aver fatto colazione, era uscito presto come il solito per andare a scuola. Verso mezzogiorno arrivò nella sua classe il preside e disse all’insegnante che doveva parlare con il piccolo Wojtyla. Fuori dell’aula, Karol vide una vicina di casa. Capì che era accaduto qualcosa di grave alla sua mamma e scoppiò a piangere. La signora Emilia, infatti, era spirata poco dopo aver mandato a scuola il bambino.

È lo stesso Giovanni Paolo II, nel suo libro Dono e mistero a descriverci quel passaggio della sua vita: «Non avevo ancora fatto la Prima Comunione quando perdetti la mamma: avevo appena nove anni. Quando è stato ordinato presbitero, il 1 novembre 1946, volle che nella sua casula fosse cucito un pezzo del vestito da sposa della mamma Emilia. Giovanni Paolo II in questo modo riconosceva la grande testimonianza di fede che aveva ricevuto da quella piccola donna, forte nella fede.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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