Al mio fratello transessuale dico: “Ci tengo a te”

Papa Francesco

(Foto: giulio napolitano / Shutterstock.com)

Durante l’omelia nella Santa Messa celebrata la domenica dell’Ascensione del Signore, il Papa ha fatto riferimento alla “custodia del fratello”. Quando mi oppongo al Ddl Zan io cerco di fare esattamente questo: custodire mio fratello.

È stato commovente ascoltare l’omelia di papa Francesco ai fedeli del Myanmar nella Santa Messa celebrata per loro la domenica dell’Ascensione del Signore. Le mascherine coprivano i volti ma si vedeva la giovinezza delle tante suore e il loro raccoglimento. Uno dei commentatori da studio durante la diretta televisiva del programma “A sua immagine” era padre Bernardo Cervellera, ex direttore del portale Web Asia news, il quale diceva che i seminari del Myanmar sono strapieni di giovani che aspirano al presbiterato. Fra le accorate e belle parole papa Francesco ha ribadito il concetto della “custodia del fratello”. Mi è venuto in mente il motto di don Milani “i care”, cioè mi sta a cuore, mi interessa. Lo ha ripetuto il 6 maggio scorso anche Ursula Von Der Leyen, la presidente della Commissione europea, nel corso su “The State of the Union”, appuntamento annuale organizzato dall’Istituto universitario europeo. Faccio questo riferimento sulla questione del gender a proposito della cosiddetta riassegnazione sessuale, cioè quando un ragazzo si “sente” femmina e vuole cambiare sesso, o viceversa.

La custodia del fratello, come dice spesso Papa Francesco, mi chiede di aiutarlo a non commettere errori. Cioè tu mi stai a cuore, mi interessi come persona. Non posso limitarmi a dire “fai quello che vuoi”, “sei libero di scegliere”, che poi vuol dire non mi interessa quello che fai. Anzi purtroppo vuol dire “tu non mi interessi”. La stessa cosa vale per “vuoi ubriacarti?”, “vuoi spinellarti?”, “vuoi abortire?”, “vuoi… suicidarti?”.

Il senso di noi gente comune che si oppone al gender e al Ddl Zan vuol proprio dire così. Tu mi stai a cuore, mi interessi. Mio padre direbbe: “Vieni che ne parliamo”, cioè ti aiuterò a capire bene, per non sbagliare.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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