29 maggio 2021

29 Maggio 2021

Sabato 29 maggio 2021

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 11,27-33)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Il commento

Con quale autorità fai queste cose?” (11,28). La domanda che i sommi sacerdoti pongono a Gesù ha il merito di toccare il cuore delle cose, vogliono sapere chi gli dà il potere di criticare la tradizione religiosa. Una tale domanda evidentemente nasce dallo scetticismo e nasconde la critica. Per rispondere Gesù dovrebbe aprire la sua carta d’identità, svelare il segreto della sua Persona. Non lo fa, non può farlo dinanzi a estranei che non hanno alcuna fiducia in Lui. Sceglie perciò di rispondere con un’altra domanda che mette in grande imbarazzo i suoi interlocutori: “Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?” (11,30). Non hanno il coraggio di dire quello che pensano. La verità resta nascosta sotto il velo della paura. In queste condizioni non è possibile alcuna forma di dialogo. La scena evangelica si chiude con un netto rifiuto da parte di Gesù: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose” (11,33). La distanza rimane, anzi si approfondisce. 

Noi ci riconosciamo discepoli di Gesù e lo riconosciamo come il Signore della vita. E tuttavia, ad essere onesti, dobbiamo anche aggiungere che tante volte non ci fidiamo o non ci fidiamo abbastanza, anzi spesso e volentieri troviamo qualche buona scusa per sottrarci alla sua autorità e fare quello che a noi sembra più opportuno. Al termine di questo mese dedicato a Maria, chiediamo alla Vergine di insegnarci ad avere una totale e sconfinata fiducia nel Figlio suo. Lei non aveva dubbi, Lei sapeva che l’autorità di Gesù era di origine divina. Per questo, a Cana di Galilea, quando vide che il vino era venuto a mancare, prima si rivolse al Figlio e gli consegnò il disagio perché sapeva che poteva intervenire. E subito dopo ordinò ai servi: “Quello che vi dirà, fatelo” (Gv 2,5). Sono parole che ripete anche a noi: “Fidatevi di Gesù, accogliete la sua parola, mettete in pratica quello che vi chiede, non lasciate vincere i dubbi, se chiede qualcosa darà anche la forza per farla”. Paolo VI, di cui oggi facciamo memoria, ha scritto nel suo Pensiero alla morte: “Io credo, io spero, io amo, nel nome Tuo, o Signore”. Parole semplici che oggi vogliamo ripetere con la sua stessa fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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