1 giugno 2021

1 Giugno 2021

Secondo verità, cioè secondo Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,13-17)
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.

Il commento

Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità” (12,14). In apparenza lo trattano con rispetto, riconoscono in Lui un Maestro che “insegna la via di Dio” e gli chiedono di parlare “secondo verità”. Impossibile non notare la plateale contraddizione: i farisei vanno con l’intenzione di ingannare (12,13) e chiedono a Gesù di essere veritiero! “Lodano colui che vogliono distruggere”, scrive autore anonimo dei primi secoli. Proprio loro che usano le parole per nascondere i veri propositi pretendono che Lui sia leale e dica quello che pensa, senza alcun timore. Usano l’arma sottile e purtroppo sempre efficace dell’adulazione, pensano così di ottenere più facilmente una risposta imprudente che dia loro la possibilità di accusarlo. Evidentemente non hanno ancora compreso chi è l’uomo che hanno davanti. Gesù non ha bisogno di essere adulato per proclamare la verità. Egli conosce i suoi avversari, sa bene che quelle lodi non sono sincere. Fino a questo momento hanno lanciato contro di lui le accuse più infamanti, anche dinanzi ai miracoli hanno chiuso gli occhi, lo hanno accusato addirittura di essere complice di Beelzebùl (Mc 3,22). Ora invece si presentano come agnellini, discepoli devoti e rispettosi. Non è raro incontrare persone come queste, nella vita sociale come in quella ecclesiale. Chiediamo la grazia di non cadere mai in questa trappola. 

Oggi voglio consegnarvi la preghiera di san Tommaso Moro, sposo e padre, un cristiano che ha avuto grandi responsabilità nella vita politica ma ha scelto di servire Dio e nessun altro: “Fammi la grazia, Signore, di considerare un nulla il mondo, di mantenere il mio spirito fisso in te e di non ondeggiare al soffio di labbra d’uomo. Fammi la grazia di accettare la solitudine, di non aspirare alla compagnia di questo mondo, anzi, di rigettare il mondo, a poco a poco e totalmente, strappando il mio spirito da ogni suo affanno. Fammi la grazia di appoggiarmi al conforto divino, di applicarmi risolutamente ad amarlo, di riscattare il tempo che ho perduto”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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