Io, tu e… la pornografia

computer

Oggi voglio raccontarvi la storia di una coppia di sposi. Avevano pensato di poter ritrovare l’intesa assecondando l’impulso come fanno gli attori nei filmetti porno. Ma sull’orlo del divorzio hanno capito di aver sbagliato strada.

In più occasioni abbiamo detto che “castità” non è sinonimo di “astinenza” e che essere puri non significa “non vivere il sesso”, ma viverlo nel dono di sé. Oggi vorrei iniziare a parlare un po’ più nel dettaglio della “castità matrimoniale”. Si tratta di far coincidere il dono che si attua con il corpo con il dono che si fa all’altro nella vita quotidiana e di cercare sempre la purezza del cuore. Durante un ritiro, ho ascoltato la testimonianza di una coppia a questo riguardo, che mi ha fatto molto riflettere… 

L’esclusività compromessa dalla pornografia

Mauro, il marito, faceva molto uso della pornografia. Un’abitudine presa da ragazzo, di cui la moglie Paola non sapeva nulla (glielo aveva nascosto per vergogna, soprattutto perché lei era particolarmente pudica). La donna, però, ha iniziato a sospettare che ci fosse un’altra, quando l’uomo ha smesso di desiderarla del tutto, dopo la nascita del secondo figlio. Una volta, guardando la cronologia del computer del marito, Paola ha scoperto che non c’era un’amante in carne ed ossa: veniva “sostituita” dalle donne di video hot e da chat erotiche. Messo di fronte al fatto, Mauro si è giustificato dicendo che si era rifugiato lì perché si era sentito “accantonato” dopo la nascita dei figli e, ormai, aveva perso attrazione nei suoi confronti.

I problemi nell’intimità sono indice di vuoti più grandi

La rabbia iniziale di Paola di fronte a questo allontanamento e al tradimento del marito (proprio così lei lo ha vissuto) è stata seguita da una richiesta: “Dimmi cosa vuoi da me: sono disposta a fare le cose delle donne nei tuoi video”. Ha iniziato a comprare completini sexy e si è “abbassata” alla sporcizia dalla quale era attratto il marito, invece di capire quali problemi – suoi, del coniuge, di loro due come coppia – avevano portato a quella situazione nell’intimità. Non aveva ben chiaro neppure lei che sono la tenerezza, la profondità dello sguardo, una passione “limpida”, l’aiuto reciproco nella vita di ogni giorno – e non le varie posizioni del kamasutra – il sale dell’amore. Pensava che accontentare le fantasie del marito fosse la soluzione alla mancanza di esclusività, di comunione, di attrazione, di intimità. I rapporti sono tornati, ma i due coniugi hanno dovuto scoprire, non senza dolore, che riprendere l’intimità così, con quei presupposti, in quel modo, senza curare nessuna delle ferite personali e di coppia, poteva peggiorare solo le cose.

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L’impudicizia che rovina l’intimità

Hanno trascorso due anni in questo modo e il rapporto si è logorato. Lei si sentiva in competizione con le donne dei video, non la gemma preziosa che il marito era chiamato a custodire; lui non era in pace: non si sentiva mai soddisfatto. In fondo, senza saperlo, avevano entrambi sete di dolcezza e complicità. Quel di più che “mancava sempre” era una vera intimità di cuore. In quella coppia non c’era più fiducia e stima. Paola, ogni volta che Mauro sbagliava, gli rinfacciava di averla rimpiazzata con “le sue donnine”. Lui le rimproverava di essere diventata maniacale nel controllare ogni sua mossa e di fargli pesare pure la minima svista. I figli li sentivano litigare quasi ogni giorno e il clima in casa era invivibile. Sull’orlo del divorzio, su consiglio di un’amica di famiglia, Paola e Mauro decidono di lasciarsi aiutare da una psicoterapeuta e contemporaneamente riprendono in mano un cammino di fede lasciato ormai da anni. Solo a quel punto riescono a tirare fuori i veri problemi, iniziano a curare le ferite più profonde dei loro cuori, nate molto prima del matrimonio… Oggi Paola e Mauro testimoniano l’importanza della purezza, invitano i coniugi a risolvere i problemi più seri “fuori dalle lenzuola”, spiegano che farsi aiutare non è da deboli, anzi, è una grande prova di coraggio e di amore verso il “noi”. Oggi sostengono che non basta essere sposati per vivere la sessualità in modo “sano”: la fusione dei corpi deve esprimere un amore vissuto nella vita, sennò diventa solo una trappola. Infine, non si vergognano di dire che c’è Satana dietro alla sporcizia che intacca la sessualità ed è lui che attacca con tutte le armi possibili l’intimità degli sposi.  

Il matrimonio: via di santità

Non esistono coppie perfette. Non esistono amori senza macchia, su questa terra. Non possiamo pretendere di amarci sempre con la purezza degli angeli, ma possiamo e dobbiamo provare a servirci a vicenda. Ricominciando sempre daccapo se si cade. La Chiesa sostiene che il matrimonio sia un’autentica vocazione cristiana, una strada di santificazione. Amarsi, sopportarsi, sostenersi, perdonarsi, riprendersi per tutta la vita è un’impresa che, vissuta con Dio, diventa una scalata per il Paradiso. E l’intimità – unica e speciale – che caratterizza il matrimonio deve rispecchiare il dono che si realizza nella vita: deve essere messa al servizio dell’unità, mai diventare mero “esercizio fisico”.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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