4 agosto 2021

4 Agosto 2021

L’angoscia di una madre

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 15,21-28)
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Il commento

Ma egli non le rivolse neppure una parola” (15,23). Non sappiamo nulla di questa donna straniera che appare all’improvviso nelle pagine del Vangelo e dubito dopo scompare. Sappiamo solo che si tratta di una madre che soffre perché vede la figlia spegnersi, poco alla volta. Non sa più cosa fare. Quando viene a sapere di Gesù, il Profeta che viene dalla Galilea, si reca da Lui e gli consegna tutta la sua angoscia. Non è una preghiera ma un grido di dolore, non è una semplice richiesta ma una supplica insistente, non è una comprensibile e legittima invocazione ma un gemito, come quello che tante volte troviamo nel Libro dei Salmi: “Abbi pietà di me, Signore, sono nell’affanno; per il pianto si consumano i miei occhi” (Sal 31, 10). Questa donna, sospinta dalla sofferenza, è icona di tutte quelle madri che vivono nell’angoscia a motivo dei figli. La fede della cananea si scontra con il silenzio di Gesù, la preghiera non sembra fare alcuna breccia nel cuore di Dio. Conosciamo l’esito della vicenda ma oggi vi invito a meditare più attentamente la prima parte, quando tutto è ancora avvolto nell’oscurità, quando la preghiera appare come un grido che si perde nell’aria, quando anche il credente, dinanzi al silenzio di Dio, si sente smarrito e, come il re Ezechia, prega così: “Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto” (Is 38,14). Ci sono momenti in cui non abbiamo più parole da dire.

Il silenzio di Gesù lascia perplessi i discepoli, appare restio a dare quel che la donna chiede. Anche noi siamo sconcertati quando Dio non risponde alla nostra supplica, ci sembra un’oggettiva mancanza di amore. Alcuni arrivano alla conclusione che non possono fidarsi di Dio. In realtà, quel silenzio invita ad amare la preghiera e non gli effetti che essa produce. In fondo, non ci è dato sapere se e come Dio accoglie il nostro grido. Pregare significa consegnare ogni cosa nelle mani di Dio lasciando  a Lui il compito di purificare ogni intenzione, anche quella più santa. Non è facile, anzi è impossibile perseverare se manca una grazia speciale. Ed è proprio quello che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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