E le discoteche… sono davvero luoghi di perdizione?

discoteca

La gioventù sana e cristiana frequenta la discoteca? Diciamocelo subito: il problema non è ballare e divertirsi, ma come lo si fa, con quale spirito e cosa si lascia entrare nel cuore.

Cosa pensate delle discoteche? Sono posti di perdizione da evitare o luoghi come altri? È giusto andare a ballare se si è cristiani o è meglio stare lontani? Al di là di ciò che è permesso fare ai tempi del Covid, vorrei affrontare la questione su un piano etico. Anche oggi, per riflettere con voi, offro la testimonianza di una ragazza, G.: 

Ricordo come se fosse ieri la prima volta che ho messo piede in discoteca. Le mie amiche ci andavano già da un po’ e io desideravo essere come loro. Così, con un po’ di fatica, ho chiesto il permesso ai miei genitori. Si trattava di una discoteca pomeridiana, pensata essenzialmente per i ragazzi del liceo. Era un luogo di ritrovo per adolescenti più che una vera e propria discoteca. Frequentavo il secondo superiore e i miei genitori hanno acconsentito. Mi sentivo così soddisfatta, così contenta di aver strappato un sì… eppure, dopo appena due mesi, sono stata io a non trovare più così attraente quel posto. Ho visto tanti sguardi maliziosi, esibizionismo, volgarità. E io non volevo essere così. Ho capito molto presto che le persone spesso vanno nei locali per mettersi in vetrina, più che per passare una serata con gli amici. Vanno lì per “beccare”, più che per fare vere conoscenze. Ed io non mi sentivo a mio agio in quella situazione, in quel “clima di caccia”.

Mentre ballavo distrattamente, rimpiangevo le chiacchierate, i giochi da tavola, le risate. In quell’ambiente sentivo il vuoto: mi sembrava quasi soffocante e avevo voglia di una passeggiata all’aria aperta. Avevo bisogno di serenità, più che di “sballarmi”. Avevo bisogno di amicizie, non di sconosciuti che guardassero le mie forme con avidità. E io mi sentivo una preda, lì dentro. Non mi piaceva. Così, non sono mai diventata una gran frequentatrice dei locali: preferivo passare il sabato sera in altro modo, con i miei amici. (Non so se conoscete il gioco “lupus in fabula”, ma ammetto, senza vergogna, che abbiamo trascorso molto più tempo così che a girare per locali).

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Quando mi sono fidanzata ho capito ancor di più che il problema non sono i locali che trasmettono musica, ma lo spirito con cui ci si va. Il mio ragazzo aveva frequentato le discoteche più di me, ma non per questo era una persona “sporca”, anzi. Era cristiano ed era l’uomo più puro che avessi mai conosciuto. Mentre io inveivo contro le discoteche, lui mi diceva: “Dov’è il problema di frequentare, con i propri amici, un posto in cui si ascoltano canzoni ritmate e si balla? Il problema non è il tipo di attività che le discoteche propongono, ma il modo in cui la gente le vive. Io non devo smettere di andare a ballare perché la gente non va lì per ballare”.

È stato mio marito, sicuramente più amante del ballo e più bisognoso di scaricarsi fisicamente (io mi scarico benissimo anche davanti a un bel film…) che mi ha insegnato questo: si può vivere la discoteca anche in modo diverso, siamo noi a fare la differenza. Forse questo non vale per tutti (ed è decisamente sano smettere di andare se si avverte che quel luogo ci toglie pace, che non si è pronti a dire i giusti no, a discernere e accettare ciò che c’è di buono, rifiutando invece ciò che ci corrompe). Ma è bene dirselo: il problema dei locali, in particolare delle discoteche, è la malizia che l’abita. Non c’è nulla di male nel ballare e divertirsi con altri. Il problema non è la musica ritmata, ma la sporcizia di certi testi, non sono le persone, ma ciò che le persone mostrano di sé in quegli ambienti, la trasgressione, il modo in cui si provocano. Eppure, con la giusta maturità, con il giusto equilibrio, da grandi, è possibile andare senza macchiarsi, anzi, diventando persino portatori di luce. 

Vi racconto cosa è successo la prima sera in cui io e il mio fidanzato siamo andati a ballare insieme. Mi ha detto ancora una volta: “Noi dobbiamo essere lì dentro quello che siamo fuori”. E così è stato. 

Lui portava una camicia e dei jeans normalissimi, io un abito sobrio, elegante ma non trasparente, scollato, provocante (sapete, si balla benissimo anche da vestite!). 

Al collo, immancabile, il mio crocifisso. Abbiamo ballato, bevuto un bicchiere, abbiamo riso e scherzato con i nostri amici. E ogni volta che incrociavo uno sguardo perso, una ragazzina che non tutelava il suo corpo, o un ragazzo che bestemmiava… fissavo il mio crocifisso e mentalmente dicevo: “Gesù, dagli il tuo amore”. 

È bellissimo pregare in quei posti, di fronte a tante debolezze tangibili. La nostra preghiera diventa una carezza invisibile e chissà quanto bene può fare. Sì: possiamo essere “silenziosi infiltrati” di Dio anche in posti così. Mi sono domandata più volte, in questi anni, se Gesù oggi andrebbe nelle discoteche. La risposta che mi do è che forse sono i primi posti in cui andrebbe. Non per ballare, ma per attirare a sé cuori smarriti.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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1 risposta su “E le discoteche… sono davvero luoghi di perdizione?”

Le discoteche sono state inventate non per fare amicizie ma per fare soldi sul divertimento “finto” dei giovani e per offrire loro occasioni di conquista. I giovani sono stati usati e oggi ancor di più. Infatti oggi rivelano il vero lato nascosto: lo sballo e la conquista sessuale. Io credo che siano luoghi di perdizione da evitare. Diventando adulti lo si capisce con chiarezza. I giovani cristiani dovrebbero scegliere altri luoghi o rinunciarvi. La fatica di non adeguarsi a ciò che propone il mondo porterà frutti belli e insperati.

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