5 settembre 2021

5 Settembre 2021

Siamo coinvolti

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Il commento

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano” (7,32). Questo racconto è ambientato nel territorio della Decàpoli (7,31), posto sulla riva orientale del lago di Tiberiade, siamo dunque in una regione dove ancora non risuona la voce degli antichi profeti. In quella terra vive un’umanità che non ha avuto ancora la possibilità di ascoltare la Parola di Dio e di proclamare le meraviglie che Dio opera nella storia. Un’umanità sorda e muta. Questa pagina evangelica narra un fatto storico e di una persona concreta ma è anche icona di una storia che riguarda tutti. Quel giorno arriva Gesù. La gente non conosce il Dio d’Israele ma riconosce in Lui l’uomo che agisce in nome di Dio e gli consegna il proprio dolore. È un piccolo frammento ed è anche un annuncio di quella storia di salvezza, che deve raggiungere ogni angolo della terra.

Prima di compiere la guarigione, Gesù alza gli occhi al cielo (7,34). In questo gesto, che viene prima delle parole, possiamo individuare un annuncio: il Cielo non è vuoto, Dio non è sordo né muto. il nostro Dio non è come gli idoli dei popoli pagani che “Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano” (Sal 115, 5-6). Quel gesto è seguito dalla parola che opera la guarigione (7,34). Anche noi dobbiamo alzare lo sguardo al Cielo e dobbiamo farlo con la consapevolezza che Dio ascolta le nostre preghiere ma, nello stesso tempo, ci chiede di essere suoi ambasciatori. I miracoli sono la via straordinaria che Dio usa ogni tanto per manifestare è efficacemente il suo amore per l’umanità. In via ordinaria, il Signore interviene attraverso di noi. Ogni volta che chiediamo siamo personalmente coinvolti come complici di Dio e suoi primi collaboratori. Da soli non avremmo il coraggio di dire o fare qualcosa, siamo troppo piccoli per sognare un mondo nuovo. Sapendo di poter contare su di Lui, possiamo fare la nostra parte, non con la presunzione di chi si ritiene capace ma con l’umiltà di chi permette a Dio di compiere meraviglie. Ed è quello che anche oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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