9 Settembre 2021

Quante volte dovrò perdonare?

Andare ad Assisi significa anche fare i conti con il perdono. Parola semplice da pronunciare quanto difficile da vivere. Ed io rifuggo da quanti con troppa superficialità dicono: “Io vivo in pace con tutti, non ho nulla contro nessuno”. Non mi sembra possibile, non il fatto di non covare rancore – anche io sono molto immune da questo virus – ma non considerare la possibilità di restare feriti.

Le ferite fanno parte della relazione. Le delusioni sono da mettere in conto e dunque anche il perdono. Pietro un giorno domanda a Gesù: “Signore, se il mio fratello commette una colpa contro di me, quante volte dovrò perdonarlo?”. Quante volte…innanzitutto c’è un errore nella domanda. Pietro si mette nell’atteggiamento di chi deve perdonare. Domandando “quante volte io devo perdonare” lascia intendere che egli è colui che offre il perdono, senza averne bisogno.

In un certo senso, a sbagliare è sempre l’altro, io sono al centro perché ricevo l’offesa che ingiustamente mi viene perpetuata e sono poi l’unico in grado di giudicare il bene ed il male. Il centro della domanda di Pietro è la sua vita. Quante volte anche noi ci crediamo nella condizione di dire e di disfare nella vita degli altri! Ci arroghiamo il diritto di essere giudici delle altrui azioni e non capiamo che ciò che accusiamo negli altri è ciò che anche noi facciamo senza accorgercene. Ci sentiamo al centro del mondo, noi sappiamo quanto l’altro sbaglia, noi vediamo ciò che egli compie, noi conosciamo le sue intenzioni più recondite, noi soli possiamo offrire la via di uscita, la risoluzione opportuna ad ogni problema.

Quando avremo il coraggio di guardare in faccia la verità e capire che la causa di ogni peccato è e resta il nostro io? La risposta di Gesù non si fa attendere. Diversamente dal rimprovero attuato in precedenza, Gesù non imbocca la strada della correzione – è quella che prendiamo noi quando la domanda dell’altro ci infastidisce e siamo pronti a usare la penna rossa già nel quesito a noi posto. Poveri noi! – il Maestro prende la parola e conduce Pietro e quanti lo stanno ascoltando a passare da un amore misurato a un amore senza misura, dal sette volte al settanta volte sette.

L’amore non si può pesare con il bilancino dell’orefice, né si misura con il metro dell’artigiano, neppure contare come farebbe un matematico, magari vedendone il peso specifico. Il perdono ha come orizzonte l’immensità del cielo, la sua lunghezza è incalcolabile perché non si può stabilire la sua corsa, perché ci sono sempre strade nuove da battere, il perdono ha come unico metro la croce di Cristo, come peso specifico la pienezza del suo cuore capace di lasciarsi trapassare dal colpo di lancia perché da quella sorgente fiumi di acqua viva possano irrigare i deserti dei cuori nostri.

Pietro ha chiuso il perdono in un settenario da raggiungere, Gesù lo apre ad un infinito nel quale liberarsi. Noi siamo abituati a chiudere, Dio, invece, ad aprire. Convinti che gli steccati ci portino sicurezza, che i limiti imposti ci donino certezze, che il mettere leggi ci assicuri la gioia e la pace, non capiamo che siamo fuori strada. L’amore è capacità di donare all’altro ciò di cui ha bisogno e quando l’altro si trova nell’errore, quando si è lasciato illudere da falsi miraggi, la correzione da sola non riabilita il reo che ha bisogno di avere la forza di riprendere il cammino in maniera spedita. Il perdono è questa forza di riabilitazione e di guarigione, balsamo che risana e che corrobora. Il perdono è la veste che l’amore indossa per raggiungere l’altro, la trasformazione che attua perché l’amato meglio lo riconosca e lo accolga.

L’amore diventa maturo nel perdono, diviene grande nel lenire gli errori dell’altro, non coprendosi gli occhi per non vederlo, ma impedendo al male causato dall’orgoglio dell’altro/a di dilagare nella propria vita. L’amore diventa perdono quando desidera porre dei limiti al male dell’altro/a, impedendogli che dilaghi come acque maleodoranti che infestando portano la morte. Il male non si respinge con altro male, non si vince con la violenza, non si sconfigge con la durezza, non si fa morire con l’affermazione della propria superbia. Il male si vince con il perdono, lo neutralizza con l’amore, lo si annega nel dono, lo si sconfigge con la gratuità del dono di sé.

Lo so non è semplice. Lo vivo come una ferita che brucia sulla mia pelle ma lì in quella Porziuncola, entrando ho affidato questo desiderio e uscendo ho sentito che l’Amore mi raggiungeva. Dobbiamo sforzarci di entrare per la porta stretta del nostro “io” e uscire mano nella mano con Dio alla ricerca del fratello perduto. È l’unica strada dell’Amore.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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