10 Settembre 2021

Testimoni della luce

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Il commento

Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?” (6,39). Siamo tutti ciechi eppure siamo chiamati a diventare maestri perché a tutti, sia pure in modi diversi, viene chiesto di annunciare la verità, nella Chiesa ciascuno ha una particolare responsabilità. Può essere maestro solo chi ha scelto Gesù come unico Maestro, può indicare agli altri la via solo chi s’impegna a camminare sulla stessa via. La testimonianza personale precede l’insegnamento e dà credibilità alle parole anche se, è bene ricordarlo, il Vangelo che annunciamo è ben più grande della nostra vita che resta inevitabilmente difettosa. San Beda il Venerabile, monaco benedettino (672-735), distingue due forme di cecità. La prima è quella di chi si lascia accecare dall’ira quando subisce offese. Gesù invita i discepoli a rispondere con carità alle persecuzioni (Lc 6, 27-28). Chi reagisce con violenza non si lascia guidare dalla luce del Vangelo ma dall’istinto della carne. Una seconda forma di cecità è l’avarizia e consiste nel chiudere gli occhi chiusi di fronte alle necessità dell’altro: chi agisce così non può esercitare la carità, non sa riconoscere nel prossimo un fratello da amare, non riesce a vedere il disagio in cui vive e, di conseguenza, non è disposto a condividere con lui i beni che possiede. Chi è stato liberato dalla cecità dello spirito non si lascia vincere dall’ira e non trascura di usare la carità. In questo modo, anche senza parole, indica agli altri la via che conduce all’incontro con Dio.

Siamo tutti chiamati a guidare i fratelli. Possiamo farlo se, riconoscendo i nostri limiti, ci lasciamo costantemente purificare dalla grazia del perdono, ci impegniamo a camminare ostinatamente nelle vie del Vangelo, non ci scoraggiamo dinanzi agli errori ma ci rialziamo ogni volta con umiltà e determinazione. Chi vive così conferma e sostiene il cammino dei fratelli, annuncia che solo la misericordia di Dio può cambiare il cuore dell’uomo e fare di un peccatore un testimone della luce. È quello che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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