La più alta forma di preghiera per un marito e una moglie? Il sesso

coppia

Qual è il legame tra sesso e sacramento del matrimonio? Da qualche settimana stiamo sviscerando questo tema. Oggi, sapendo di toccare un argomento delicato, vorrei raccontarvi cosa mi disse una volta don G., sacerdote esorcista da 45 anni.

Tempo fa, io e una mia amica accompagnammo una donna che stava vivendo una crisi matrimoniale da un sacerdote che conoscevamo: un uomo di Dio veramente illuminato, di quelli che, quando ti parlano, hai l’impressione sia lo Spirito Santo a parlare per mezzo di loro. Quel giorno, il discorso finì quasi subito sul fulcro dell’unione sponsale: l’intimità tra marito e moglie. Il don, senza imbarazzi di sorta, sebbene con prudenza e delicatezza, fece una vera e propria catechesi sul valore dell’atto sessuale vissuto in grazia di Cristo: “Figliuole, sapete qual è la più alta forma di preghiera per un marito e una moglie cristiani?. Abbiamo esitato un po’, allora ha ripreso a parlare: “L’atto sessuale”, è stata la sua risposta.

Non basta andare a Messa, dire Rosari, se non si celebra il sacramento del matrimonio, donandosi l’uno all’altra… La grazia, per due sposi cristiani, passa proprio attraverso il dono dei corpi. Ogni volta, in quel modo, si rende vivo il sacramento ricevuto il giorno delle nozze…”. Aveva molta autorevolezza, mentre parlava. “Notate con quanta facilità si vive il sesso fuori dal matrimonio? – ci ha domandato, a un certo punto – Sembra impossibile resistere. Sesso ovunque e in tutte le salse. Il diavolo fa di tutto per tentare le persone a vivere il sesso quando quell’atto non è per l’unità e per la vita. All’interno del matrimonio, invece, tenta esattamente in modo opposto: il suo fine è allontanare gli sposi, perché sa che l’atto coniugale, nel sacramento del matrimonio, è canale per la Grazia”

Leggi anche: Sex addiction o ipersessualità: quando il piacere diventa sofferenza…

Don G. (ho deciso di tutelare la sua identità) oltre che bravissimo predicatore e confessore stimato (riceve fino a duecento persone a settimana), è anche un esorcista da 45 anni. E secondo lui, la primissima arma che il demonio adopera per ferire gli sposi è allontanarli fisicamente. Ferita l’intimità, è ferito il matrimonio, perché la vita di due sposi poggia sul mistero dell’Una Caro. La crisi matrimoniale non può essere guardata, né superata, se non si ha il coraggio di vedere quanto si è diventati distanti fisicamente. Ma perché il demonio ha tanto in odio l’atto coniugale? Perché mai dovrebbe essere la prima cosa da attaccare, inficiare, rovinare? 

La risposta del don era questa: “L’uomo e la donna, quando si sposano e diventano una sola carne, rispecchiano il mistero di comunione di Dio, vivono una fusione d’amore che è immagine e somiglianza dell’amore trinitario. Due sposi che si uniscono castamente somigliano al Signore, appartengono a Dio. E il demonio odia tutto ciò che procede da Dio e che piace a Dio”.

Le sue parole mi colpirono molto. Quando parlava del demonio sembrava che lo conoscesse come le sue stesse tasche, che gli fossero noti i suoi “trucchetti” e gli obiettivi delle sue tentazioni. Ben visibili, poi, dando anche solo un occhio a cosa il mondo propone su questi temi. So che l’esorcista è spesso visto con diffidenza. I sacerdoti che svolgono questo compito sono poco conosciuti, guardati con sospetto, visti come degli esaltati superstiziosi, complici certamente casi portati alla ribalta sui media nazionali, in cui questa pratica non è vissuta con prudenza e raziocinio. 

Una mela marcia, tuttavia, non può far diventare automaticamente marcio un intero frutteto. Quando li si conosce di persona – a me è capitato più volte – si scopre che, messi da parte i pregiudizi, i sacerdoti esorcisti sono uomini come altri, che non approfittano della gente (non chiedono neppure un centesimo, ovviamente, per le benedizioni: l’amore di Dio che passa per le loro mani è gratis), ma, al contrario, mettono le loro energie al servizio di un compito estenuante quanto necessario. Non abbiamo tempo e spazio sufficiente per approfondire ulteriormente la questione qui (ci sono molti libri sul tema, come quelli di Padre Matteo La Grua, e si trovano anche interessanti interviste sul tema, ad esempio sul canale Youtube di Tv2000), ciò che mi premeva oggi era, piuttosto, raccontare qualcosa che questo don ha appreso con la sua esperienza e condividerlo a mia volta, perché credo possa essere d’aiuto a molti sposi.

Da quel giorno, io, infatti, porto con me un insegnamento prezioso: le coppie devono lavorare (e pregare!) molto sulla “salute dell’intimità”. Occorre avere fiducia nel sacramento del matrimonio, che veicola l’amore di Cristo proprio mediante l’unione dei corpi. Il sacramento, non per merito nostro, ma per grazia, permette a Dio di essere presente fisicamente in mezzo a noi. Ci rafforza, più di quanto non sappiamo rafforzarci da soli. Dunque, la prima cosa da cui guardarsi è la lontananza fisica. La cosa più urgente è accorciare la distanza tra i nostri corpi, che è inscindibilmente legata alla distanza dei nostri cuori. Cercare sempre tempo per la coppia, fare spazio alla tenerezza, prendersi dei momenti semplicemente per guardarsi a lungo negli occhi, per coccolarsi, per ritrovarsi nell’intimità. Prima che una piccola distanza si trasformi in voragine.

E ricordare che fare l’amore non è un di più, è il quid del legame coniugale. Non perdiamo mai il contatto con Dio (nella Parola, nell’Eucaristia, nella Confessione e nella Preghiera) – suggeriva don G. – ma non perdiamolo nemmeno con il coniuge. Non dimentichiamo che – in virtù del sacramento – vivere l’amore coniugale significa già di per sé restare in Dio. Continueremo a parlarne il prossimo venerdì… Non mancate!




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.