Cinque Suore Missionarie della Carità, evacuate dall’Afghanistan in seguito alla presa del potere da parte dei talebani, hanno portato con sé in Italia 14 orfani disabili che avevano in cura a Kabul. Hanno un’età compresa tra i 6 e i 20 anni. Sono atterrati insieme agli altri 250 passeggeri il 25 agosto 2021 a Roma Fiumicino. Avevano gli occhi accesi dalla curiosità e forse dalla paura di un posto per loro tutto nuovo ma al loro fianco c’erano le suore della Congregazione delle Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa a Calcutta.
Dal 2006 una piccola comunità è presente a Kabul e si occupa di un orfanotrofio dove vivono bambini disabili, abbandonati dai loro genitori e dalla società. Con l’arrivo dei talebani, le suore sono state costrette a lasciare tutto, il centro è stato distrutto. Aiutate da padre Giovanni Scalese sono riuscite a mettere i bambini nella lista delle persone da evacuare. Ora le cinque suore e i loro “figli”, 11 ragazze e 3 ragazzi, alloggiano in un centro delle Missionarie della Carità situato a Tor Bella Monaca, alla periferia di Roma. Una suora del centro a Vatican News ha detto che “questi bambini ci danno tanta tenerezza. Ci chiedono di relazionarci con loro e ci danno la capacità di amare; allargano i nostri cuori perché possiamo amare di più”.
Quanta bellezza in questo gesto e in queste parole. Viene fuori la maternità che è una dimensione che appartiene a tutte le donne, sia spose che consacrate. Quando si diventa madre? Non è una domanda scontata né banale. Il diventare madre nella vita di una donna non è solo legato al momento in cui quelle due lineette diventano rosa sul test, né quando le analisi confermano con le beta che nel corpo c’è una nuova vita.
Diventare madre è un processo in divenire, legato alla consapevolezza che una donna esprime pienamente la sua femminilità nel momento in cui impara a fare della sua vita un dono, nel momento in cui lascia fluire dentro di sé e intorno a sé il prendersi cura dell’altro che è proprio della sua identità. Quando prende consapevolezza e coscienza che quello spazio vuoto costituito dall’utero nel suo corpo può essere riempito da un altro, da altri che hanno bisogno di essere generati nell’amore e nella verità. Cosicché l’essere madre diventa il metro delle relazioni, quello spazio viene colmato dalla capacità di prendersi cura dell’altro, accompagnarlo, guidarlo, sostenerlo. Proprio come queste suore hanno fatto e fanno con questi 14 bambini e ragazzi.
Se una consacrata non vive pienamente la sua dimensione materna, non risponde alla sua vocazione di donna perché la maternità è un tratto fondamentale della sua identità. Non tutte sono chiamate a fare quello che hanno fatto queste suore, è chiaro ma tutte sono chiamate a prendersi cura dell’altro con quell’attenzione, quella cura, quella tenerezza materna che la Vergine Maria ci insegna e ci chiede di vivere.
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