“Colazione da Tiffany”, quando amore e amicizia si sposano

Colazione da Tiffany

di Pierluigi e Mariagiovanna Beretta

Come si intrecciano l’amicizia e l’amore in una coppia? Per provare a rispondere possiamo fare ricorso a un’opera cinematografica, la cui trama sembra quasi modellata sulle catechesi di san Giovanni Paolo II: “Colazione da Tiffany”.

Il mese scorso ci eravamo lasciati con una domanda: come si intreccia l’amicizia con l’amore tra un uomo e una donna? L’amicizia è uno dei temi che caratterizza il Cantico dei Cantici, poema amoroso inserito a pieno titolo nei libri della Rivelazione. Karol Wojtyla, nel suo percorso sulla “Teologia del Corpo”, si sofferma sul Cantico quasi soltanto per esplorare il tema dell’amicizia nell’amore. Per aiutarci in questa esplorazione, ci viene in soccorso un’opera cinematografica, la cui trama sembra quasi modellata sulle citate catechesi papali. Ci riferiamo a una famosa ed insospettabile pellicola hollywoodiana che il prossimo 5 ottobre celebrerà il suo sessantesimo anniversario: “Colazione da Tiffany”.

Se Hollywood parla d’amore

Questo film è entrato nell’immaginario collettivo per l’eleganza iconica di Audrey Hepburn e per la celebre canzone Moon River. Ma non sono solo gli aspetti estetici, per quanto necessari, a fare di questa opera narrativa un “classico”: le storie che reggono l’urto del tempo sono quelle che, rivelano nella loro trama le più profonde e originarie esperienze ed esigenze del cuore umano. I protagonisti del film, Holly Golightly e Paul Varjak, sono vicini di casa in un elegante quartiere di Manhattan e vivono due vite segnate da una profonda solitudine. Lei, giovane estroversa e sempre elegante, sembra non aspirare ad altro che a vivere una vita di lussi e agi, accompagnandosi a facoltosi uomini di mezza età; nonostante il suo essere al centro della vita mondana della città più glamour al mondo, non ha altra compagnia fidata al di fuori di un gatto. Lui, giovane ex-promessa letteraria, dall’atteggiamento distaccato ed apparentemente cinico, si fa mantenere da una ricca signora ormai matura in cambio di prestazioni sessuali, abitando da solo nell’appartamento che costei gli ha preparato. Le loro sembrano vite “parcheggiate”, fatte di relazioni superficiali improntate all’utilitarismo e dunque senza futuro; la situazione artistica di Paul, che non produce letteratura da diversi anni, è immagine di una vita affettivamente sterile.

Alla ricerca di un legame sincero

Per Holly, la mancanza di qualcuno che le voglia bene in modo disinteressato è probabilmente ciò che la rende inquieta e sregolata. Non a caso, quando per circostanze fortuite si ritrova nell’appartamento del vicino di casa, Holly cerca subito da Paul una rassicurazione: “Siamo amici, vero?”. «Il termine “amica” indica ciò che è sempre essenziale per l’amore, che pone il secondo “io” accanto al proprio “io”. L’amicizia – l’amore di amicizia (“amor amicitiae”) – significa […] un particolare avvicinamento sentito e sperimentato come forza interiormente unificante» (Giovanni Paolo II, Catechesi del 30 maggio 1984).

Holly è infatti orfana fin dalla tenera età: adottata assieme al fratello da un uomo vedovo con quattro figli a carico, fu presa in sposa proprio dal padre adottivo quando era ancora poco più che bambina. Privata del calore di una famiglia nell’infanzia, e senza aver potuto sperimentare una vera adolescenza, la giovane donna porta nel cuore una sola presenza rassicurante, il fratello Fred; ma ora egli è lontano da lei, sotto le armi. Forse per questo, Holly giunge a intravedere in Paul il suo amato fratello, iniziando a chiamarlo Fred, quasi a supplicarlo inconsciamente di trattarla in modo diverso dagli altri, di non “usarla” ma di accoglierla nella sua vita e nel suo cuore in modo disinteressato. «Le parole dello sposo, mediante l’appellativo “sorella”, tendono a riprodurre, direi, la storia della femminilità della persona amata, la vedono ancora nel tempo della fanciullezza e abbracciano il suo intero “io”, anima e corpo, con una tenerezza disinteressata. (ibid.)

Leggi anche: L’amicizia tra marito e moglie: il segreto per una bella vita di coppia

Il legame definisce l’identità della persona

Nel cuore del distaccato Paul sembra aprirsi una breccia: colpito dalla richiesta implicita di aiuto nascosta nell’atteggiamento di Holly nei suoi confronti, inizia a prendersi davvero cura di lei, come un fratello maggiore. Si fa mediatore tra lei e l’ex padre/marito; la sostiene nel momento del dolore alla notizia della morte del fratello; ma soprattutto la richiama con onestà e franchezza alla realtà quando, per fragilità o ingenuo entusiasmo, lei si ritrova squattrinata o in carcere. Questo legame quasi familiare induce Paul a riprendere in mano le redini della sua vita: «Il termine “sorella” sembra esprimere, in modo più semplice, la soggettività dell’“io” femminile nel rapporto personale con l’uomo, cioè nell’apertura di lui verso gli altri, che vengono intesi e percepiti come fratelli. La “sorella” in un certo senso aiuta l’uomo a definirsi e concepirsi in tal modo, costituendo per lui una sorta di sfida in questa direzione.» (ibid.)

La sfida “dei pari”

Paul accetta questa sfida: ha trovato finalmente in Holly una donna «che gli sia simile» (Genesi 2,20), ovvero qualcuno che gli stia di fronte “alla pari”. Finora, sia Paul che Holly sono stati abituati a sopravvivere all’ombra di persone molto più mature e ricche di loro, un po’ amanti e un po’ genitori. Ma tali legami, per quanto comodi e rassicuranti, devono restare clandestini: in certi momenti vanno dissimulati o dimenticati, pertanto non possono coinvolgere tutta la vita e tutta la persona: non vi si può trovare in essi un’appartenenza. Gli amanti/clienti/protettrici giocano la loro vita in altri legami; Paul e Holly fungono solo da rincalzi. Tra loro, invece, che si sentono quasi fratello e sorella, tutto è diverso: i due giovani possono passeggiare insieme per la città in pieno giorno, in totale libertà e spensieratezza, sentendosi finalmente liberi e provando una gioia autentica, quasi infantile. 

«Oh, se tu fossi mio fratello,

allattato al seno di mia madre!

Trovandoti fuori ti potrei baciare,

e nessuno potrebbe disprezzarmi». (Cantico 8,1)

«Il fatto che si sentono fratello e sorella permette loro di vivere in sicurezza la loro reciproca vicinanza e di manifestarla, trovando in ciò appoggio e non temendo il giudizio negativo degli altri uomini» (Giovanni Paolo II, Appunti per la catechesi sul Cantico). Proprio sperimentando il volere bene alla sua amata, Paul intuisce la verità della sua persona: la sua stessa persona è il bene che può offrire, e capisce pure che la sua libertà si gioca nel decidere a chi consegnarsi in dono: «Mediante tale verità e libertà si costruisce l’amore, di cui occorre affermare che è amore autentico» (Giovanni Paolo II, Catechesi del 30 maggio 1984).

Giunge così al passo decisivo: troncare ogni rapporto con la sua protettrice, senza accettare più alcun pagamento, per cercare di costruire un legame con Holly. Ha pregustato nel suo cuore la possibilità di un amore autentico, e quindi sente l’esigenza di donarsi anziché vendersi. A questo punto Holly, spaventata, scappa da Paul; nel confronto tra pari lei non si mette in gioco. Chi è Paul per Holly? L’unico uomo, suo coetaneo, in grado di starle di fronte, alla pari, “osso delle sue ossa e carne della sua carne”. L’unico in grado di riportarla continuamente alla realtà perché realmente desideroso di vederla felice. Holly cerca il proprio riscatto nello scalare la società ma la paura e la fame di affetto le sono di inciampo, insieme al bisogno di fuggire continuamente dal confronto con la realtà. Holly, non essendo padrona di sé, ha paura di appartenere a qualcun altro: la libertà dai vincoli le sembra l’unico modo per non essere definitivamente trattata come un oggetto, per poter mantenere l’ultima parola su sé stessa. 

Più liberi o più soli?

Ed è così che, nel finale del film, Paul dichiara nuovamente il suo amore ad Holly e cerca di convincerla a non scappare con parole che suonano più o meno così: «Al tempo stesso proprio questa scoperta esprime l’autentica profondità della reciproca appartenenza degli sposi coscienti di appartenersi vicendevolmente, di essere destinati l’uno all’altra: “Il mio diletto è per me e io per lui”» (ibid.) In realtà queste sono parole di Giovanni Paolo II, ma il dialogo finale tra i due protagonisti verte proprio su questo tema: si può amare nel senso pieno del termine solo qualcuno a cui si è scelto, liberamente, di appartenere. Chi non vuole appartenere a nessuno non è libero, è soltanto più solo.

E vissero tutti felici e contenti?

Il finale si chiude con un romantico happy ending, tuttavia non sfugge l’instabilità di questa relazione. Quante volte Holly e Paul saranno destinati a ritrovarsi ed a perdersi nuovamente? Compare costantemente un richiamo alla dinamica che sottende tutto il Cantico, per cui lo sposo e la sposa si trovano e si perdono e tornano nuovamente a cercarsi. Ci sono ancora molti nodi affettivi da sciogliere nelle vite immaginarie di questi due personaggi. Come vivere allora felici e contenti per sempre

Forte come la morte, o più forte della morte?

Il Cantico presenta le esperienze originarie dell’amore, ovvero il progetto originario di Dio sull’uomo e sulla donna, che però è sepolto sotto cumuli di macerie creati dal peccato. Nel Cantico l’amore erotico viene definito forte come la morte: dove trovare un amore più forte della morte? Vedremo prossimamente se esiste una possibilità di risposta. Continua…




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