CORRISPONDENZA FAMILIARE

Dio, prima di tutto. È la fede che decide l’etica

4 Ottobre 2021

Benedetto XVI

FOTO: Kancelaria Prezydenta RP (GFDL 1.2 or GFDL 1.2 ), via Wikimedia Commons

La pedofilia? Un tema importante e delicato, ampiamente presente nella cronaca e spesso utilizzato per screditare la Chiesa cattolica. Preziose le parole di Benedetto XVI che in un suo intervento del 2019 indicava l’unico antidoto possibile: “La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uomini”.

In questi anni, malgrado l’età avanzata, Benedetto XVI non ha fatto mancare di manifestare il suo pensiero in alcuni passaggi essenziali, lo ha fatto con umiltà ma anche come un dovere di coscienza. Uno di questi interventi è legato alla questione della pedofilia. Agli inizi del 2019 Papa Francesco aveva convocato un summit in Vaticano, a cui hanno partecipato tutti i Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo, per discutere sulla protezione dei minori nella Chiesa.

Si tratta di un tema importante e delicato, ampiamente presente nella cronaca e spesso utilizzato per screditare la Chiesa cattolica. In quel frangente, probabilmente a causa della riduttiva e fuorviante interpretazione del fenomeno, papa Ratzinger sentì il bisogno di offrire una sua lettura. Non si tratta di un problema marginale, come lui stesso riconosce nelle battute iniziali della sua riflessione, si dice convito che la gravità delle informazioni ha condotto non pochi a mettere in discussione la fede della Chiesa. E tuttavia, a suo parere la questione morale era direttamente legata alla teologia e alla prassi della Chiesa post-conciliare. Non entro qui nelle considerazioni più specifiche che egli propone, mi interessa solo riprendere un passaggio significativo: “Il primo compito che deve scaturire dagli sconvolgimenti morali del nostro tempo consiste nell’iniziare di nuovo noi stessi a vivere di Dio, rivolti a lui e in obbedienza a lui. Soprattutto dobbiamo noi stessi di nuovo imparare a riconoscere Dio come fondamento della nostra vita e non accantonarlo come fosse una parola vuota qualsiasi. Mi resta impresso il monito che il grande teologo Hans Urs von Balthasar vergò una volta su uno dei suoi biglietti: «Il Dio trino, Padre, Figlio e Spirito Santo: non presupporlo ma anteporlo!». In effetti, anche nella teologia, spesso Dio viene presupposto come fosse un’ovvietà, ma concretamente di lui non ci si occupa. Il tema «Dio» appare così irreale, così lontano dalle cose che ci occupano. E tuttavia cambia tutto se Dio non lo si presuppone, ma lo si antepone. Se non lo si lascia in qualche modo sullo sfondo ma lo si riconosce come centro del nostro pensare, parlare e agire”.

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Se Dio è tutto e se tutto dipende da Lui, un vero credente non cerca la forza in se stesso, nella sua intelligenza o nelle azioni che è capace di intraprendere. Questo è lo stile di un mondo che ritiene di poter affrontare tutti i problemi senza Dio, anzi crede di poterli affrontare ancora meglio se Dio viene emarginato e negato. Benedetto XVI invece riporta tutto a Dio: “L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uomini”.

Se Dio scompare dall’orizzonte comune, viene a mancare ogni ragionevole certezza, il senso stesso della vita diviene oscuro. Se Dio non c’è, non esiste alcuna verità. Al massimo, c’è una verità che viene decisa di volta in volta da chi ha il potere e gestisce la formazione delle opinioni. Il bene e il male vengono lasciati all’arbitrio soggettivo. In questa situazione non dovrebbe sorprenderci la deriva etica, non ci sorprende vedere che l’aborto viene elevato al rango di diritto e che l’omicidio di una persona consenziente viene presentato come un atto di amore. Non basta alzare la voce contro questa cultura né possiamo limitarci a proporre un’altra etica che, proprio perché è oggettivamente più impegnativa, ha bisogno di una più grande autorità morale. È tempo di proporre Dio. È Lui, come scrive Ratzinger, l’antidoto più efficace. 

Un giorno uno scriba pose a Gesù una domanda semplice e impegnativa: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Conosciamo la risposta: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Abbiamo l’abitudine di leggere queste parole in una prospettiva etica, ponendo l’accento sull’indissolubile legame tra l’amore di Dio e quello del prossimo. Questa lettura è certamente legittima ma rischia di essere fuorviante. Le parole di Gesù hanno prima di tutto un valore teologico, ricordano cioè l’assoluto primato di Dio. La fede in Lui decide l’etica e non viceversa. Se diamo a Dio il primo posto, sarà più facile comprendere e attuare quelle scelte che manifestano la dignità della persona, tanto nella vita domestica quanto in quella sociale.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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1 risposta su “Dio, prima di tutto. È la fede che decide l’etica”

Grazie don Silvio. Ci ricordi il bisogno insopprimibile della Verità. La nostra intelligenza si inchina solo davanti ad una Verità d’ Amore.

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