BRICIOLE DI VANGELO

6 Ottobre 2021

La bella notizia

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,1-4)
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

Il commento

Quando pregate, dite” (11,2). L’insegnamento di Gesù nasce da una domanda indiscreta e bellissima che pochi (anche oggi) hanno il coraggio di fare. Tutti sono pronti a chiedere qualcosa, quel giorno invece uno dei discepoli pose questa domanda: “Signore, insegnaci a pregare” (11,1). Che cosa voleva sapere? L’ebreo conosceva a memoria tante formule oranti, facevano parte del suo patrimonio religioso e culturale. L’evangelista annota che la domanda viene posta dopo aver visto il Maestro che prega (11,1). La richiesta non nasce dalla semplice curiosità ma dallo stupore, evidentemente quel discepolo era rimasto colpito dal modo con cui Gesù pregava e gli chiede di poter vivere la stessa esperienza. Ad una prima lettura, Gesù in-segna una formula, in realtà consegna uno stile orante, un modo di pregare. La prima e più importante novità la troviamo nella parola iniziale: “Quando pregate, dite: Padre” (11,2). Quest’appellativo dà un preciso orientamento all’esperienza orante: pregare non significa soltanto stare dinanzi a Dio ma incontrare e conoscere il volto paterno di Dio. Quando di mettiamo in preghiera non ci limitiamo a chiedere qualcosa ma ci disponiamo ad incontrare Qualcuno: non un Dio lontano e irraggiungibile ma il Padre, Colui che per amore ci ha creato e con amore si prende cura di noi.

Questa coscienza non resta confinata nei tempi canonici della preghiera ma plasma tutta la vita. Pregare significa aprire la carta d’identità e prendere sempre nuovamente coscienza di essere figli di Dio. Quest’espressione purtroppo è diventata scontata. In realtà è questa la bella notizia: la nostra esistenza, apparentemente fragile e carica di limiti, appartiene alla storia di Dio ed è una storia che sfida i secoli. Riconoscere i genitori che ci hanno dato la vita ci fa sentire parte di una famiglia e vince l’anonimato. Si tratta però di una vita destinata a consumarsi, porta in sé una data di scadenza. Essere figli di Dio, invece, significa ricevere una vita che dura per sempre. Recitando lentamente il Padre nostro, oggi chiediamo di vivere come figli infinitamente amati.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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