14 Ottobre 2021

Se un cuore batte sei vivo, se non batte più sei morto

Trovo davvero fuorviante e fazioso un certo modo di fare giornalismo e una certa propaganda per avvalorare le loro ragioni di alcune realtà. Durante il Congresso nazionale dell’Associazione Luca Coscioni è stata resa nota una loro indagine chiamata “Mai dati!” con cui si afferma che almeno in 15 ospedali italiani non è possibile sottoporsi ad una interruzione di gravidanza perché i medici sono tutti obiettori. Secondo il portavoce questo dato non compare nella relazione sulla legge 194/78 del Ministero della Salute pubblicata a fine luglio.

Così l’Associazione si è preoccupata di iniziare la caccia alle streghe e ha mandato una richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL e ai presidi ospedalieri chiedendo i numeri specifici per ogni istituto. “La nostra indagine ha una ragione politica e una pratica. I dati dovrebbero essere pubblicati regolarmente e in modo diverso: aperti e dettagliati sulle singole strutture”, fanno sapere dall’associazione Coscioni. “Solo così hanno davvero un significato e permettono alle donne di scegliere in quale ospedale andare. Non tutte possono scegliere perché vivono in una città dove c’è un solo ospedale oppure in una regione dove c’è un unico non obiettore. Un servizio medico non dovrebbe essere applicato in modo tanto diverso e non omogeneo”.

Prendiamo la relazione suddetta. Innanzitutto dobbiamo dire che nonostante la pandemia nell’anno 2020 sono state assicurate le IVG. Esattamente 67.638 IVG. Non mi sembra un dato irrilevante. Questo vuol dire che nonostante gli ospedali erano off limits per la maggior parte dei malati non interessati dal Covid, le interruzioni di gravidanza sono state garantite sempre. Addirittura, e lo dice la stessa relazione, per le pazienti affette da coronavirus. Dunque fatemi capire, la gente è stata lasciata in casa a curarsi da sola con delle sporadiche telefonate dei medici di turno ma alle donne che dovevano abortire hanno organizzato come sanità una corsia preferenziale negli ospedali pubblici?

La seconda considerazione che l’indagine sottolinea è che le donne devono essere libere di scegliere in quale ospedale andare e devono trovare sempre qualcuno disposto ad effettuare una IVG. Ci rendiamo conto dell’assurdità di questa richiesta? A parte che non mi sembra affatto un problema reale perché al contrario di quanto i giornalisti faziosi scrivono, una donna che vuole abortire trova sempre dove e come farlo ma i cultori della morte hanno anche individuato il metodo dell’aborto farmacologico estendendolo a 9 settimane pur di portare avanti il terribile diritto di togliere la vita ad un’altra persona privatizzando la procedura con gravi rischi per la donna. Insomma siamo al solito teatrino del sonno della coscienza dove in un ospedale vieni dichiarato morto se il tuo cuore smette di battere ma non puoi essere dichiarato vivo quando il tuo cuore inizia a battere.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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