Nel mio fidanzamento voglio l’amore, è per questo che scelgo la castità

coppia

Oggi vi racconto la testimonianza di Francesca. Una giovane donna che sembra avere le idee chiare sull’amore: “Tramite la castità io voglio stare davanti all’altro e sentirmi totalmente amata per quello che sono, non per quello che do o non do”.

Oggi avrei voluto parlare ancora di sacramento nuziale e procreazione, concentrandomi sul tema “apertura alla vita e contraccezione”. Tuttavia, ho deciso di rimandare alla prossima settimana questo argomento per lasciare spazio a una testimonianza fresca fresca. Pochissimi giorni fa, infatti, apro la mail. E noto che, attraverso la sezione contatti del mio sito ufficiale, mi ha scritto una ragazza, Francesca, per chiedermi consiglio su come vivere la castità nel fidanzamento. “Leggo i tuoi articoli su Punto Famiglia da alcune settimane – mi ha confidato – e vorrei parlarti della mia situazione”. Da quel momento, è nata una bellissima corrispondenza. Aveva bisogno di alcuni consigli, sì, ma, senza saperlo, è stata lei a dare degli spunti utilissimi a me. Tanto che ho deciso, col suo permesso, di condividere alcune delle sue parole. 

Che cosa pensi sia la castità e perché sceglierla? Le ho domandato. 

Penso che la castità sia un’occasione per conoscere profondamente sé stessi, l’altro e i desideri profondi di entrambi. Per desideri profondi intendo dire quelle sfumature/increspature che non emergono subito quando ci si conosce superficialmente, ma che risiedono nel nostro cuore/psiche/modo di fare e che hanno bisogno di tempo e spazio per emergere. Vedo la castità come un tempo di crescita reciproca e di “pulizia” dello sguardo e della mente da ciò che non è immediatamente urgente nella creazione di una sana relazione (anche se la società odierna ti spaccia per urgente proprio l’opposto, come la continua ricerca del piacere sessuale separata dal benessere interiore e psicologico). Vedo la castità come un tempo per capire quali sono le vere priorità di coppia e se la casa che si vuole costruire insieme ha basi sabbiose o rocciose. Vedo la castità anche come una palestra di pazienza, ascolto, rispetto, scoperta e dono reciproco. Una palestra che aiuta a capire se due persone hanno un orizzonte comune davanti (matrimonio). Penso spesso che se da fidanzati tutto possa sembrare rose e fiori e si vorrebbe bruciare le tappe immediatamente, durante il matrimonio sicuramente la vita sarà più complicata e per questo sarà fondamentale confidare che l’altro sarà già in grado di starti vicino nonostante tutto e pazientare sotto alcuni aspetti soprattutto sessuali (penso ad esempio durante il periodo della gravidanza, o periodi difficili psicologicamente, problemi familiari etc. che potrebbero in qualche modo “bloccare” una certa intimità fisica temporaneamente). Sotto questo punto di vista, la castità potrebbe essere vista come un esercizio per imparare a “morire un poco alla volta” a sé stessi per fare spazio all’altro

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La vera intimità? Risiede nei cuori!

Troppe volte mi sono sentita dire che se non si entra subito in intimità fisica con l’altro allora non ci si conosce veramente. Ora sto capendo che forse queste persone sono le prime che non sanno aprirsi a parole e che quindi per forza cercano subito il legame fisico. Queste situazioni mi hanno sempre fatta sentire chiusa in una scatola, come se non avessi spazio e luce per far vedere che avevo altro dentro. Tramite la castità, io voglio sentirmi libera, non voglio dimostrare niente, non voglio sentirmi in dovere o in debito di niente. La castità dovrebbe liberare da relazioni “do ut des”, e per libertà io intendo sentirsi profondamente accettati (nonostante le differenze). Tramite la castità io voglio stare davanti all’altro e sentirmi totalmente amata per quello che sono, non per quello che do o non do. Come anche io voglio stare davanti ad un’altra libertà per contemplarla e a poco a poco scoprirla. Io di natura sono una persona molto sensibile e, fin da piccola, per timidezza parlavo poco in pubblico ma ascoltavo e osservavo tantissimo. Questo mi ha sempre portata a notare una miriade di dettagli, anche nelle persone e nei loro comportamenti, e mi ha anche spinta a non ignorare negli anni i miei tumulti interiori e a non ignorare quello che mi veniva da dentro. Negli ultimi anni ho imparato a dare un nome alle cose, come mi ha insegnato la mia guida spirituale, e ho capito di essere fatta per andare a fondo nelle situazioni e nelle persone. Penso che una relazione casta sia quello che sto cercando anche per questo: non voglio scoprire solo la superficie di una persona e magari portare avanti per anni una relazione debole, ma andare a fondo e capire se entrambi vogliamo giocarci questa occasione insieme oppure no. 

Che valore dai al tuo corpo? Quanto lo consideri prezioso? Le ho chiesto poi. 

Mi è sempre piaciuta la definizione di corpo come “tempio dello Spirito”. Ho sempre avuto un buon rapporto con il mio corpo e, fortunatamente, l’ho sempre accettato. Vedo il corpo come un importante amplificatore di idee, pensieri, stati d’animo e personalità: uno può rimanere anche zitto, ma il corpo, le espressioni, le movenze, ci diranno sempre qualcosa di quella persona (a proposito… forse la castità può aiutare anche a sviluppare linguaggi più sottili di comunicazione e tenerezza. Sai quando due persone si capiscono con uno sguardo o quando sentendo un silenzio di troppo capiscono che qualcosa non va? Ecco, forse la castità può aiutare anche in queste piccole cose… perché non sempre si ha la forza o la voglia di parlare). Leggendo alcuni libri ho capito che il corpo è un dono splendido che ci è stato fatto e lo stesso Gesù è stato corpo vero e autentico tra gli esseri umani. Mi piace molto pensare che agli occhi di Dio interiorità e corporeità abbiano lo stesso valore




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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