L’evoluzione inciampa: Superquark e la Teologia del Corpo

Giovanni Paolo II

Itto Ogami [CC BY 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/3.0)]

di Pierluigi e Mariagiovanna Beretta

Piero Angela conferma: la scienza non sa spiegare la coppia. È san Giovanni Paolo II a farlo nella Teologia del Corpo, dove, in estrema sintesi, ci presenta l’unione tra l’uomo e la donna come il selfie di Dio nella Creazione. 

Parlare di scienza e di divulgazione scientifica in Italia significa, da diversi decenni, un nome sopra tutti gli altri: Piero Angela. Lo scorso 21 ottobre è stato reso disponibile in streaming sul sito Raiplay l’ultimo lavoro di Angela e della sua giovane squadra di collaboratori, una serie di 10 micro-puntate su un unico grande tema: La scienza dell’amore. La serie è, come sempre, gradevole e ben fatta, anche se infestata qua e là da alcune affermazioni contraddittorie o censure, dettate più da esigenze ideologiche che non da evidenze scientifiche. Qui vogliamo però sviscerare alcune affermazioni che aprono inaspettate porte sulla Teologia del Corpo. 

L’«invenzione» della coppia 

Nella puntata dedicata alla “Vita di coppia”, abbiamo ascoltato delle affermazioni che ci hanno sorpreso. Cercando di indagare se il concetto di coppia sia innato nella specie Homo Sapiens, il narratore di turno ammette che: «La coppia, da un punto di vista strettamente darwiniano, non ha molto senso. Anzi, è quasi un paradosso. […] La scienza, questo ballo a due, mica lo sa spiegare!» (Superquark +, stagione 2021, “Vita di coppia”). Una delle voci più credibili della divulgazione scientifica ammette dunque che l’esistenza della coppia stabile maschio-femmina rappresenta un enigma inspiegabile per le scienze umane e naturali; partendo da una visione della vita puramente darwiniana – ci viene spiegato – sarebbe più logico aspettarsi un comportamento poligamo senza alcun legame stabile tra un individuo maschio e la femmina. Eppure, ammette la voce fuori campo, i fatti parlano chiaro: «Alcune persone stanno insieme tutta la vita senza tradirsi mai. Forse dipende dal fatto che da decenni le ricerche degli psicologi riscontrano livelli di felicità e benessere maggiori nelle persone che vivono in coppia, e soprattutto se sposate, rispetto ai single» (ibid.) Come si spiega dunque «l’invenzione della coppia» (ibid.)? “La Scienza” non ne trova giustificazione, eppure sembra la chiave della felicità umana. Bastano dunque le scienze umane per spiegarla? 

Mammifero evoluto o persona? 

Proprio come Superquark, anche le catechesi di Giovanni Paolo II scandagliano il tema dell’amore umano, in quanto ad esso è legata chiaramente la felicità di ogni uomo e donna. Quando Piero Angela riconosce che «la chiave di un’esistenza felice è l’amore» (ibid.), è in piena sintonia con ciò che Wojtyła scriveva nella sua prima enciclica: «L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per sé stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 1979). Tuttavia, sembra dire Wojtyła, per capire l’amore ed il sesso, e viverlo quindi in modo davvero felice, bisogna imparare a vedere l’uomo con uno sguardo completo. Giovanni Paolo II chiama questo sguardo con il nome di “antropologia adeguata”, ovvero «una comprensione e interpretazione dell’uomo in ciò che è essenzialmente umano, per opporsi ad un riduzionismo di tipo naturalistico, che va spesso di pari passo con la teoria evoluzionistica circa gli inizi dell’uomo» (Giovanni Paolo II, catechesi del 2 gennaio 1980). Detto in altri termini, la riflessione su “chi è l’uomo” e “perché il sesso e l’amore” va svolta considerando l’uomo come “essere umano”, con la sua specificità umana, e non semplicemente come una scimmia un po’ più evoluta. Ci mette in guardia Wojtyła: per conoscere cosa c’è nel cuore dell’uomo, la biologia e la psicologia non bastano, ma bisogna rivolgersi a Colui che sta all’origine di quei corpi che, con la loro maschilità e femminilità, ci introducono all’amore. Questo approccio non è affatto irrazionale: dove le scienze naturali ammettono il loro limite, è perfettamente razionale valutare ipotesi al di là di esse. 

Leggi anche: Che cosa si comunicano due sposi che appartengono a Cristo, quando fanno l’amore?

Se fare l’amore diventa “immagine di Dio” 

Giovanni Paolo II, seguendo il consiglio di Gesù, va «all’origine» della questione della coppia. Questa origine è quella narrata nei racconti della creazione, proprio all’inizio della Bibbia: il primo uomo, creato come individuo a immagine di Dio, cosciente e libero, davanti agli animali che Dio gli pone davanti percepisce il peso della sua diversità da essi. Si sente solo, perché nessuno di essi può stargli di fronte alla pari, può essergli di aiuto e compagnia: gli animali non sono persone, non sentono le stesse esigenze dell’uomo. Purtroppo, il limite dell’impostazione della serie Rai è proprio questo: per ogni aspetto della relazione amorosa e sessuale, viene sempre proposto un paragone con il mondo animale, dal cigno al gibbone, al koala… come se noi non fossimo altro che dei primati giunti un gradino più avanti nella scala dell’evoluzione. Ma davvero è tutto qui? Millenni di vita, amori, esplorazioni, arte, poesia, filosofia, santità (ma anche guerre e scelleratezze) ridotti a semplici effetti di natura biochimica? Ecco dunque che la creazione dell’essere umano viene “perfezionata” dal suo essere creato come maschio e femmina: l’uomo maschio, riconoscendo nel corpo della donna femmina la possibilità di unirsi a lei, come una sola carne, percepisce la possibilità di vincere la solitudine rispetto al resto del creato. La distinzione dei corpi, maschio e femmina, fa percepire all’uomo e alla donna di non essere fatti per la solitudine, ma per l’unione; o, meglio, per la comunione. Ed è così che nasce il desiderio di essere coppia, per ritornare all’altezza della vera immagine di Dio, che è “comunione di persone”, cioè Amore: «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola». La consapevolezza della sessualità come chiamata alla comunione fa sì che l’uomo e la donna accettino questa sfida, e scelgano di unirsi per ritrovare la pienezza della loro vocazione. 

La coppia, il selfie di Dio nella Creazione? 

Continua Wojtyła: «Possiamo allora dedurre che l’uomo è divenuto “immagine e somiglianza” di Dio non soltanto attraverso la propria umanità, ma anche attraverso la comunione delle persone, che l’uomo e la donna formano sin dall’inizio. […] L’uomo diventa immagine di Dio non tanto nel momento della solitudine quanto nel momento della comunione. Egli, infatti, è fin “da principio” non soltanto immagine in cui si rispecchia la solitudine di una Persona che regge il mondo, ma anche, ed essenzialmente, immagine di una imperscrutabile divina comunione di Persone» (Giovanni Paolo II, catechesi del 14 novembre 1979). Seguendo dunque Giovanni Paolo II, ci piace pensare che il mistero della coppia, inarrivabile per le scienze umane, sia il selfie di Dio nella Creazione. E l’avvertimento di Gesù stesso, «non separi l’uomo ciò che Dio ha unito», non è forse la garanzia che la fedeltà della coppia per tutta la vita nel matrimonio è davvero ciò che rende felici? Su sesso e amore, ai gibboni e ai macachi preferiamo di gran lunga la proposta della Chiesa: com’è bello per due sposi sapere di essere immagine di Dio ogni volta che fanno l’amore.




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