CORRISPONDENZA FAMILIARE

Quarant’anni dalla Familiaris consortio. Un grido profetico

22 Novembre 2021

San Giovanni Paolo II

(Foto: Rob Croes (ANEFO) [CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0)])

Quando ho iniziato il mio ministero con gli sposi ho trovato nella Familiaris consortio la cornice ideale e tutte le luci necessarie per impostare una pastorale familiare che fa della famiglia un soggetto ecclesiale. Oggi qualcuno vorrebbe mettere in soffitta questo documento ma la verità è che la legge della continuità, che ispira la vita ecclesiale impone di tenere insieme i diversi passaggi del magistero.

Quarant’anni e non li dimostra. Anzi, è una pagina sempre attuale di quel magistero per la famiglia che Giovanni Paolo II ha sviluppato con coerenza lungo tutti gli anni del suo pontificato. La Familiaris consortio porta la data del 22 novembre 1981, solennità di Cristo Re dell’universo. Più che un documento sembra un grido profetico, un annuncio della missione che Dio ha affidato agli sposi e che la Chiesa ha il compito di custodire e promuovere. “Famiglia, diventa ciò che sei!” (n. 17), scriveva Giovanni Paolo II: si rivolgeva direttamente agli sposi, chiedeva loro di prendere coscienza della vocazione ricevuta e di farla risplendere in modo da contribuire a diffondere il Vangelo.

Papa Wojtyla presenta il Novecento come il secolo della famiglia, una stagione storica in cui, malgrado i molteplici e pervasivi condizionamenti culturali, è possibile comprendere sempre meglio il ruolo insostituibile della famiglia. Una visione che appare fin troppo ottimistica alla luce degli eventi successivi. In realtà la speranza del Papa nasceva dalla fede e intendeva sollecitare un impegno ecclesiale più operoso per difendere quello che egli considerava un “bene prezioso”. Karol Wojtyla non era un ingenuo sognatore. Sapeva bene, e lo scrive a chiare lettere nelle battute iniziali del documento, che “la famiglia è oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformarla”. E sapeva anche che questa cultura, offre “proposte seducenti che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana”; ed è “sostenuta spesso dalla potente e capillare organizzazione dei mezzi di comunicazione sociale, che mettono sottilmente in pericolo la libertà e la capacità di giudicare con obiettività” (FC 3).

Insomma, si rinnova oggi l’antico e mai sopito scontro tra Davide e Golia. Un’immagine spesso abusata ma quanto mai valida per descrivere le oggettive difficoltà che la Chiesa oggi incontra se vuole davvero custodire la verità dell’amore. Le difficoltà possono impaurire e scoraggiare ma possono anche determinare un impegno ancora più convinto. È questo l’atteggiamento che Giovanni Paolo II comunica alla comunità cristiana: “La Chiesa, consapevole che il bene della società e di se stessa è profondamente legato al bene della famiglia sente in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità e promozione umana e cristiana, e contribuendo così al rinnovamento della società e dello stesso Popolo di Dio” (FC 3).

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L’Esortazione Familiaris consortio era il frutto maturo del Sinodo sulla famiglia, celebrato l’anno prima. Non era il primo documento che la Chiesa dedicava alla famiglia ma possiamo considerarlo a giusto titolo come una pietra miliare del cammino ecclesiale, la magna charta della pastorale familiare, un’ampia e articolata riflessione che affronta i capitoli principali della vicenda familiare. Quando ho iniziato il mio ministero con gli sposi, più di trent’anni fa, ho trovato nella Familiaris consortio la cornice ideale, i contenuti fondamentali, le indicazioni metodologiche essenziali. Insomma, vi ho trovato tutte le luci necessarie per impostare una pastorale familiare che non si occupa solo della famiglia ma coinvolge la famiglia, non la guarda solo come un oggetto di cui prendersi cura ma come un soggetto ecclesiale che ha il proprio carisma e il diritto di partecipare attivamente al cammino della Chiesa. Il sacramento del Matrimonio, infatti, “abilita e impegna i coniugi e i genitori cristiani a vivere la loro vocazione di laici” (FC 47). A conclusione della sua riflessione, il Papa chiede che “ogni famiglia sappia generosamente portare il suo originale contributo” (FC 86). Una sorta di sigillo che riassume la ratio che ispira tutto il documento.

Anche se la ministerialità coniugale inizia all’interno delle mura domestiche, e trova nell’impegno genitoriale la sua prima e insostituibile manifestazione, la famiglia non deve dimenticare il suo ruolo sociale ed ecclesiale. È un tema che sta molto a cuore di Giovanni Paolo II. E difatti, descrive la missione della famiglia in quattro capitoli strettamente intrecciati (FC 17-64): 1) formare una comunità di persone; 2) il servizio alla vita; 3) attiva partecipazione allo sviluppo della società; 4) partecipazione all’edificazione della Chiesa. Compiti assai diversi fra loro ma tutti essenziali al punto da poter dire che non vi può essere l’uno senza l’altro. Sono pagine di uno stesso libro, tasselli dell’unico mosaico. La missione sociale della famiglia non si identifica semplicisticamente con le iniziative di carattere sociale che eventualmente riesce a intraprendere; ma è parte integrante del suo essere “comunità di persone”, si esprime nel servizio alla vita e trova nel compito educativo una delle sue principali manifestazioni. Impegni diversi che trovano il loro radicamento in quello che il Papa considera il compito peculiare della famiglia: “custodire, rivelare, comunicare l’amore” (FC 17).

  • Custodire significa proteggere e coltivare l’amore come un dono di Dio.
  • Rivelare significa manifestare attraverso la testimonianza della vita.
  • Comunicare significa fare dell’amore un annuncio gioioso.

La Familiaris consortio termina con un appello appassionato. “L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia! È dunque, indispensabile ed urgente che ogni uomo di buona volontà si impegni a salvare ed a promuovere i valori e le esigenze della famiglia”. Se tutti gli uomini sono chiamati in causa, è ovvio che i cristiani hanno una speciale responsabilità: “Essi, che nella fede conoscono pienamente il meraviglioso disegno di Dio, hanno una ragione in più per prendersi a cuore la realtà della famiglia in questo nostro tempo di prova e di grazia” (FC 86). Un appello che oggi appare ancora più attuale.

Vi sono quelli che hanno già messo in soffitta la Familiaris consortio, come se fosse un documento ormai superato, come se il nuovo automaticamente sostituisse l’antico. In realtà la legge della continuità, che ispira la vita ecclesiale, richiede e anzi impone di tenere insieme i diversi passaggi del magistero ecclesiale. In questi giorni ho dato alle stampe un libro che offre un commento ampio e dettagliato all’Esortazione Amoris laetitia di Papa Francesco, sollecitando una lettura meditata e ragionata di questo documento. Questa doverosa insistenza non mi impedisce di dire che la Familiaris consortio non solo ha dato un innegabile slancio alla pastorale familiare ma resta un riferimento luminoso di quell’unico magistero che lo Spirito Santo scrive attraverso i Pastori.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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