Volevano convincerci che il “gender non esiste”, ma i risultati dicono il contrario

di Giusy D’Amico

Dietro il paravento dell’inclusione si può nascondere di tutto. Ma per come si stanno mettendo le cose sembra che alla fine ad essere esclusa dal tavolo delle trattative sia proprio la famiglia. È per questo che siamo nati come associazione.

È stato appena pubblicato un libro che ci rappresenta molto come Associazione “Non si tocca la famiglia”, e per il quale vale la pena diffondere i contenuti perché si alimenti l’impegno a difesa della famiglia in un tempo così intriso di relativismo imperante. Il libro è “La Famiglia non si tocca” di Massimo Gandolfini.  

Per noi è importante fare anche qualche passo indietro come Associazione, perché la memoria di tanti fatti renda contagiosa la tenacia a resistere per tutelare il bene più grande per la società di ogni tempo, la famiglia appunto che custodisce il prodigio antico e sempre nuovo di fecondare la vita. 

Quando siamo nati come Associazione Non si Tocca la Famiglia, era una sera del maggio 2013 a margine del primo convegno che organizzai sul pericolo dell’ideologia gender che già incombeva nelle scuole per mano dell’Unar. Ci siamo trovati con un gruppo di famiglie all’uscita di quel convegno, indicando un nome che fu volutamente provocatorio, e indicativo della scelta di un programma “la Famiglia non si tocca” appunto. Era chiaro per noi che la famiglia era al centro di un attacco vero e proprio che, di riflesso, avrebbe indebolito i cardini della vita stessa.

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La scelta di questo nome per un’associazione di famiglie, si univa alla volontà di accendere i riflettori su quello tsunami pronto a travolgere il nostro tempo, celandosi dietro la propaganda della lotta alle discriminazioni a partire dal principio del “love is love“. Era l’anno in cui il sindaco Marino regalava nelle scuole t-shirt con due principi che si baciavano e con sotto la scritta “fattene una ragione”. 

Sentivamo come tutto questo avrebbe liquidato millenni e millenni di storia, tanto che dopo solo un mese la nostra pagina Facebook fu bloccata, per darci la prima lezione di quel politicamente corretto a cui non ci siamo mai inginocchiati. All’indomani di questo intralcio decidemmo di uscire con una nuova pagina social in versione “Non si Tocca la Famiglia” sperando di spuntarla nonostante non cambiasse poi molto. Fummo lasciati in pace e continuammo a dare l’allarme su quanto stava accadendo nel silenzio generale. Negli anni abbiamo coinvolto centinaia di persone, fino ad organizzare con gli amici della prima ora, il primo e il secondo oceanico Family day, e il primo osservatorio gender nelle scuole. Da quel momento in poi tutto il resto è storia. 

Da più parti volevano convincerci che “il gender non esisteva”. Noi, invece, eravamo convinti che era proprio quella la base di una rivoluzione antropologica che aveva come obiettivo la distruzione della famiglia e della sua portata cosmica, quale “principium urbis” definita così già da Cicerone. 

Tutto questo ha portato alla nascita del più grande movimento culturale in difesa della famiglia, che vanta un consenso sempre più ampio e motivato per continuare a proclamare la verità intera sull’uomo, senza lasciarsi intimidire dalle macchine ideologiche di guerra, che mirano al trans-umano e al mercato miliardario del traffico di vite.




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