“Quando qualcuno crede in noi ci aiuta a migliorare”

amicizia

di Elisabetta Cafaro

In classe abbiamo visto un film che parla di integrazione, potenzialità e empatia. Le riflessioni che i ragazzi mi hanno inviato mi sorprendono e mi rallegrano: “Questo film aiuta a riflettere e incita a migliorare i rapporti: sia con i propri amici e sia nell’ambiente scolastico, contro le discriminazioni del passato e del presente”.

Ai consigli di classe, quest’anno, abbiamo accarezzato la gioia di poter di nuovo partecipare alle gite scolastiche. Sicilia, Roma, Procida, Firenze, Milano, le Isole Tremiti… Siamo e ci sentiamo un popolo in rinascita. 

Il virus che ha fermato il mondo sembra essere un brutto sogno, solo le mascherine, che usiamo per proteggerci, ci riportano alla realtà. Le notizie che ci giungono dai giornali e telegiornali non sono però rassicuranti. Il Covid è ancora tra noi. Ma la bella notizia è che i giovani non hanno perso la speranza, il sorriso, il coraggio e la forza che caratterizza la loro età. Giovinezza vuol dire capacità di tendere sempre verso nuovi traguardi, saper cogliere in ogni avvenimento la possibilità di procedere oltre, di cercare ancora, per non chiudersi in prigioni, per esprimere positivamente le molteplici potenzialità. 

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Un bel film che quest’anno ha accompagnato l’apertura del nostro anno scolastico e ci ha aiutato a comprendere l’importanza del rapporto empatico e delle potenzialità di ciascuno è stato “Una volta nella vita”. Una pellicola tratta da una storia vera che ci invita ad abbattere i muri che ci separano per costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, superando le nostre paure lasciandoci arricchire dalla diversità dei doni che ciascuno possiede.

Mi scrive Antonietta, una mia allieva del terzo anno Liceo classico: «Il film “Una volta nella vita” scritto e interpretato da Ahmed Dramé, racconta un fatto realmente accaduto in una classe di un liceo francese. La professoressa Gueguen di storia dell’arte ed educazione civica si trova a insegnare in una classe multietnica del Liceo Leon Blum di Creteil, gli allievi sono demotivati e indisciplinati in modo indomabile. In Francia è stato istituito il Concours national de la résistance et de la déportation, a cui ogni anno partecipano classi di studenti liceali e di scuole superiori. Quell’anno il tema da affrontare nel lavoro collettivo era “I bambini e gli adolescenti nel sistema concentrazionario nazista”. La professoressa ha l’idea di proporre questo concorso alla sua classe, formata da ragazzi e ragazze di diverse etnie, prevalentemente di famiglie deprivate e socialmente emarginate. Il film “Una volta nella vita” colpisce per la sua valenza pedagogica e umana, perché si regge su una docente che sa essere autorevole ma sa anche ascoltare i suoi ragazzi e, malgrado tutto quello che si racconta sulla mortificazione della professione dell’insegnante, dimostra che sono persone che hanno il potere di cambiare la vita a coloro cui si rivolgono, in meglio o in peggio».

Un’altra bella riflessione mi giunge da Asia, una mia alunna del quarto anno del Liceo linguistico: «Mi è piaciuta l’audacia della professoressa, che alla fine, dando loro molta fiducia, è riuscita persino a far vincere i suoi ragazzi. Non solo questi studenti hanno imparato a raccogliere informazioni e a studiare, ma hanno compreso che bisogna lavorare insieme. Hanno eliminato i gruppi in cui si escludono alcuni e si sono uniti, hanno coinvolto tutti e sono andati d’accordo. Mi sono emozionata molto quando hanno vinto il concorso, perché dall’idea iniziale che sembrava improponibile, sono, invece, arrivati all’obiettivo finale attraverso impegno e collaborazione. Questo film aiuta a riflettere e incita a migliorare i rapporti: sia con i propri amici e sia nell’ambiente scolastico, contro le discriminazioni del passato e del presente».

Maria quarto anno Liceo linguistico scrive: «Ho trovato questo film davvero molto profondo, quando qualcuno crede in noi molto più di noi stessi spesso ci aiuta a migliorare inconsapevolmente. Questo film non parla dell’Olocausto, chiede di non dimenticarlo perché la storia non dovrà ripetersi ancora. Nella mia classe non posso dire di rivedere una classe unita la maggior parte delle volte, ma quando succede, escono lavori di cui andare davvero fieri, e va bene che a volte ci siano battibecchi o discussioni, i rapporti si costruiscono anche così, l’importante sarà sempre ritrovarsi ancora e vedere che nulla sarà cambiato».

In una realtà dove si parla spesso di discriminazioni e diversità, riflessioni come queste mi aiutano a capire che il mondo dei giovani è molto più semplice di quello che sembra ed è naturalmente incline al bene e all’accettazione dell’altro seppur diverso da me. Forse siamo noi, adulti, a dare loro un cattivo esempio.




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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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