Natale

Abbiamo vissuto il Natale e anche la Pasqua, passando attraverso la croce…

(Foto: Rinelle / Shutterstock.com)

di Giusy D’Amico

Ho visto il Natale farsi carne sotto i miei occhi, nella casa di mia figlia, appena dimessa dall’ospedale “Bambin Gesù” dove era in isolamento a causa del Covid. Ho visto il Natale in quel presepe fatto da mamma, papà e neonata, sotto il segno della croce. Ho visto il Natale e insieme anche la Pasqua! 

Il 21 novembre è nata Rachele, la mia nipotina, nel giorno della Festa di Cristo Re dell’Universo, e nella memoria della presentazione al tempio di Maria. Già questi segni accompagnavano in modo speciale il suo arrivo. Rachele è arrivata tra noi come un terremoto, ci tiene tutti avvinghiati a lei dopo le foto dalla sala parto con mamma e papà felicissimi. All’indomani scopriamo di essere tutti positivi al Covid. 

È una settimana santa quella dei suoi primi giorni con la mamma in isolamento e immersa tra preoccupazioni e interrogativi che abbiamo presentato subito al cielo. Nella grande tribolazione di questi giorni non possiamo che trovare conforto dietro lo scudo della fede, deponendo ogni inquietudine ai piedi della Vergine Maria. 

Il 22 è Santa Cecilia c’è odore di martirio ma non sappiamo nulla… sappiamo solo che se Dio è con noi chi sarà contro di noi? Sappiamo che se niente andrà bene, sarà un bene sempre, aver messo tutto nelle mani del più forte e camminare con Lui passo per passo. Questa l’unica certezza nel mare delle incertezze. 

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Il 23 San Clemente I Romano altro martire Papa, arriva la conferma della positività di Ilaria (mia figlia) e della neonata. Il trasferimento in piena notte e in emergenza assoluta verso un altro ospedale per isolamento da Covid per tenere sotto osservazione la bambina. 

Nelle lacrime di quella notte Ilaria viene separata dalla figlia. Il 118 è guidato da un angelo. Uno sconosciuto. Ilaria racconta che il dialogo con lui, la sua dolcezza non erano di questo mondo e in quell’inferno lui le schiude per un attimo un orizzonte inaspettato di speranza. Sparisce non riusciamo ad avere notizie su chi fosse… Ma stiamo ancora indagando. Noi chiusi in casa, anche il papà chiuso in casa sua: trascorrono ore difficili sempre in collegamento video con l’ospedale per dare conforto, per alleggerire le paure e per pregare incessantemente insieme. 

Non sono chiare le prime diagnosi, mille i dubbi, complicazioni da virus, coincidenze. Il 27 novembre festa della Medaglia miracolosa affidiamo ogni affanno al Cuore Immacolato di Maria e recitiamo la coroncina dei 7 Pater Ave Gloria insieme ad una moltitudine di fratelli sparsi ovunque. Quella notte un primo segno che chiarisce alcuni dubbi atroci. Il 27 il Papa avvia la Canonizzazione della madre Fondatrice della Congregazione di mia Zia Salvina (93 anni e suora cappuccina di Lourdes a Cinisi). I cieli erano aperti bisognava approfittare e le suore non attendono, si danno subito da fare con una preghiera incessante. Pregano anche vari monasteri di Clarisse.

Una settimana santa come dicevo prima. Continua il cordone orante, domenica 28 Ilaria può prendere Gesù Eucarestia e ricevere una preghiera di liberazione dalla suorina che la segue e avere in camera una mammina santa con un bimbo seriamente malato che non solo non si lamenta ma la consola, la incoraggia e la invita a farsi mamma nel corpo e nello spirito.

Il 29 novembre, giornata dedicata a Carmen Hernandez supplichiamo il suo intervento decisivo per la conversione dei nostri cuori dalla paura alla fede. Si prega in tanti mentre le tenebre incombono di più nel cuore di Ilaria per la sua bambina. 

Nella notte del 30 novembre iniziamo con tanti fratelli sparsi per lo stivale la Novena all’Immacolata e al mattino del 1 dicembre la notizia delle dimissioni vista la negatività degli esami. Il cuore scoppia di gioia! 

Il cappellano non lo sa ma un minuto prima di uscire dal bunker dell’isolamento, va da Ilaria per portarle la Comunione: Lui è lì con lei e salirà con lei in ambulanza nel viaggio di ritorno… È stato sempre lì e avrebbe continuato a esserci anche se tutto fosse precipitato. 

Questo è il combattimento della fede, non ricevere la grazia di un miracolo e basta, ma credere che il miracolo della fede passa dal farci entrare con Cristo nella morte e risorgere con Lui dopo aver salito il calvario, dove Dio manda angeli ad ogni tappa per alleggerire il peso del legno. Certi che mai Cristo lascia nella morte perché ci ha destinati alla vita immortale! Come arrivare a credere questo? 

Attraverso il combattimento della fede che passa per queste tappe ed io, come madre, ho custodito nel cuore per mia figlia il valore di questa prova perché era la tappa della fede che Dio aveva preparato per lei e per noi tutti, dove voleva farsi incontrare. 

Abbiamo visto insieme il Natale e la Pasqua, abbiamo vissuto il memoriale di un passaggio, il miracolo che potrebbe arrivare o non arrivare, ma quello che conta è aver fatto esperienza di come Dio è presente e operante nella storia attraverso la sofferenza degli innocenti e che nei fatti c’è una parola di Dio per tutti. Vivere la croce con questo spirito, vuol dire vivere da risorti, provati ma non annientati, anche questo è passare la fede ai figli.




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