Il sesso? Occasionale, per amore, nel matrimonio: ma qual è il valore del sesso in sé?

Qualcuno deve dirlo ai giovani che il sesso è una cosa importante e che il corpo non è uno strumento di piacere e basta. Il prezzo da pagare altrimenti è alto. Si rischia di perdere la meraviglia sull’intimità di coppia e di vivere la relazione sessuale con scontentezza e disillusione. 

Qualche tempo fa, un educatore di oratorio, giovane e sposato, mi disse: “Parlare ai ragazzi di sesso è importante… Qualcuno deve dirglielo che il corpo è prezioso, che quel vincolo può essere qualcosa di sacro, prima che si abituino a viverlo senza dargli importanza”. Poi mi ha portato un esempio, cui non avevo mai pensato…

“Fare l’amore? Pensa al potere della colla”

Mi ha detto: “Immagina di mettere su un braccio un pezzo di scotch: la prima volta che lo strappi via fa malissimo. Prova a rimettere lo scotch sullo stesso punto del braccio e a strapparlo una seconda volta, poi una terza, poi una quarta. Prima o poi lo scotch non avrà più presa e non proverai alcun dolore al braccio. L’atto sessuale lega tanto due persone che vivono quel gesto per la prima volta e se si lasciano lo strappo è molto doloroso. Non è una sofferenza solo interiore, ma quasi fisica: sembra che una parte di sé se ne vada con quella persona. A poco a poco, però, si rischia di “abituarsi a certi strappi” e il sesso può diventare un’attività come un’altra. L’atto sessuale ha il potere di favorire l’indissolubilità dell’unione sponsale, ma se è vissuto senza questo fine, perde la sua forza: separarsi da un nuovo partner diventa sempre meno doloroso e in apparenza si soffrirà ogni volta di meno. In realtà, si originerà dentro una sofferenza più grande: quella di sentirsi soli nel profondo, perché si vive in intimità con molti, ma una vera comunione con nessuno”. 

Lo sguardo disilluso verso il sesso

La sua riflessione mi ha fatto pensare una cosa: ovvero che quando un ragazzo o una ragazza sono ancora vergini, seppur forse esteriormente si mostrino spavaldi e disinibiti, dentro hanno il sentore che il sesso sia un mistero, un terreno sconosciuto, che incuriosisce e al tempo stesso intimorisce. Lo si vede come un mondo inesplorato che ha la sua importanza. Si è consapevoli che quel gesto “cambierà la vita”. Col passare del tempo e con l’accumularsi delle esperienze, spesso ciò che accade è che si inizia a guardare al sesso con disillusione. “Che sciocca, pensavo che questa storia sarebbe durata per sempre e che avrei fatto l’amore solo con lui, ma figurati se si può vivere il sesso solo con una persona nella vita”. Il tabù è superato: si entra nel mondo dei grandi. Si inizia ad essere “sessualmente attivi” ed è “normale”, dopo aver perso la verginità, sentirsi ormai navigati, cercare partner, a prescindere dai sentimenti e dall’impegno verso l’altra persona. Si continua a distinguere tra “sesso occasionale”, “sesso all’inizio di una storia” e “sesso per amore/nel matrimonio”… ma “il sesso in sé” perde la sua sacralità.

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L’imbarazzo, oggi, è vivere “tempi morti”

In questa visione, non sono quasi contemplati “tempi morti”, periodi lunghi in cui non si vive l’intimità con nessuno. Ricordo ancora lo scandalo che aveva generato una showgirl, anni fa, quando aveva dichiarato che “non faceva sesso da un anno”. Erano stati fatti servizi su servizi in tv in merito. Nello stesso periodo, un’attrice ha dichiarato in un’intervista a “Le Iene” di aver fatto sesso l’ultima volta tre settimane prima, pur non essendo fidanzata con nessuno. Al di là del fatto che certe cose sono private e tali dovrebbero rimanere, le reazioni del pubblico sono eloquenti: è quasi impensabile oggi che il sesso si viva “solo con la persona della propria vita”. Si fatica a vederlo come “vincolo” al servizio dell’indissolubilità, in una storia che punti al per sempre. Mentre viverlo a prescindere da una relazione è perfettamente normale. 

 

Recuperare la “meraviglia” per l’atto sessuale


Non c’è giudizio verso chi ha perso lo sguardo di meraviglia, di rispetto, di sana apprensione verso l’intimità sessuale. Da parte mia c’è solo il desiderio che chi ha perduto la purezza possa recuperarla, mentre chi non l’ha persa possa conservarla. Non si tratta di negare, di proibire, di bacchettare, ma di annunciare una buona notizia: “Tu vali, il tuo corpo vale, e il sesso è una creazione meravigliosa. È stato pensato perché qualcuno ti faccia entrare nella sua vita in modo unico, perché ti accolga nel modo più intimo che esista, perché ti dica, con ogni fibra del suo essere, che vuole custodirti, per il resto della sua vita”.  È un peccato che i ragazzi guardino al sesso con occhi disillusi, quando può essere il gesto più potente e meraviglioso da vivere nella vita. Non mostrare la vera bellezza di questo gesto, significa nascondere ai ragazzi un tesoro.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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